Via libera alle Denominazioni

La nuova Politica agricola comune (PAC) apre all’utilizzo di varietà resistenti (PIWI) nelle Denominazioni.

Gazzetta ufficiale dell’Unione europea
6.12.2021
L 435/266 Punto 28

“Per consentire ai produttori di utilizzare varietà di viti che si adattino meglio ai cambiamenti delle condizioni climatiche e che abbiano una maggiore resistenza alle malattie, è opportuno prevedere disposizioni che permettano l’utilizzo di denominazioni d’origine per prodotti dalle varietà di viti appartenenti alla specie Vitis vinifera e da varietà di viti ottenute da un incrocio tra Vitis vinifera e altre specie del genere Vitis”.

l’articolo 93 è così modificato:
a) al paragrafo 1, le lettere a) e b) sono sostituite dalle seguenti:

a) “denominazione d’origine”, un nome, compreso un nome usato tradizionalmente, che serve a designare un prodotto di cui all’articolo 92, paragrafo 1:

i) la cui qualità o le cui caratteristiche sono dovute essenzialmente o esclusivamente a un particolare ambiente geografico e ai suoi fattori naturali e umani;

ii) originario di un luogo, di una regione o, in casi eccezionali, di un paese determinati;

iii) ottenuto da uve che provengono esclusivamente da tale zona geografica;

iv) la cui produzione avviene in detta zona geografica; e

v) ottenuto da varietà di viti appartenenti alla specie Vitis vinifera o da un incrocio tra la specie Vitis vinifera e altre specie del genere Vitis.


b) “indicazione geografica”, un nome, compreso un nome usato tradizionalmente, che identifica un prodotto:

i) le cui qualità, notorietà o altre caratteristiche specifiche sono attribuibili alla sua origine geografica;

ii) originario di un determinato luogo, regione o, in casi eccezionali, paese;

iii) ottenutoconuvecheprovengonoperalmenol’85%esclusivamentedatalezonageografica;

iv) la cui produzione avviene in detta zona geografica; e

v) ottenuto da varietà di viti appartenenti alla specie Vitis vinifera o da un incrocio tra la specie Vitis vinifera e altre specie del genere Vitis.»;


La possibilità di vedere le varietà resistenti nei vini a Denominazione d’Origine è un traguardo in avvicinamento. Una bella notizia che porta l’attenzione sulla sostenibilità in viticoltura.
Resta il nodo dell’approvazione regionale da sciogliere. Sono ancora poche le regioni in cui è consentita la coltivazione. Dove è permessa si hanno risultati pregevoli nei vini, paragonabili a quelli ottenuti dai vitigni tradizionali. Sempre più viticoltori impiantano queste varietà, il boom della produzione Piwi in Veneto ne è un esempio.
L’apertura alle D.O. è importante, riconosce anche qualitativamente le varietà resistenti e diventa un ottimo argomento per convincere i più scettici e suscitare la curiosità del consumatore.
Ci vorranno probabilmente degli anni per vederli menzionati sull’etichetta di una DOC e resistenze di vario tipo da superare, ma la direzione è presa e non si torna indietro, questo è il futuro.
Ora la sfida è trovare le collocazioni più adatte per far esprimere al meglio queste varietà ed ottenere vini rappresentativi di un territorio.
Le varietà recentemente iscritte e quelle prossime all’iscrizione, realizzate in Italia con genitore autoctono, saranno probabilmente quelle che più facilmente arriveranno al traguardo della Denominazione.

Nel frattempo ci sono già più di 200 vini Piwi sul mercato da scoprire. In fondo per fare un buon vino basta il terroir giusto più che la dicitura in etichetta.

Fonte: OIV.int – EUR-Lex – link
Scarica documento integrale PDF