I PIWI della Via Regia
L’Azienda agricola Via Regia prende il nome dalla celebre via romana che collegava Venezia con Augusta in Germania. Un tratto di questa via, tra Mestre e Treviso, corrisponde al Terraglio, un’area che nel ‘700 era definita il “Giardino di Venezia”. La sede è nel comune di Preganziol dove coltiva su circa 15ha sia varietà tradizionali che PIWI. I due vini in assaggio arrivano dalle uve a bacca nera del Merlot Khorus e del Cabernet Volos.
Nell’approcciare questi nuovi vini sono rimasto affascinato dalle immagini in etichetta. Non si trova scritto niente, le immagini sono opere d’arte enigmatiche, raccontano di lavoro, natura e armonia. I colori sono quelli della terra, incuriosisce questa strada visiva che non cattura l’occhio del consumatore con colori sgargianti e nomi fantasiosi.
Inizio con il frizzante Merlot Khorus 2023. La varietà è figlia degli incroci con il Merlot fatti all’Università di Udine. Incroci dai quali è nato anche il “fratello” Merlot Kanthus.
Nel calice anche il colore rosato aranciato è enigmatico. Al naso arriva fine, con un sussurro di pompelmo rosa e melograno su cui è finita una spolverata di pepe bianco.
L’assaggio è fresco, con una piacevole sapidità finale. La carbonica si accompagna a leggere note speziate piccanti sul retronasale. Il tannino è lieve, si aggiunge alle precedenti doti “sgrassanti” che lo porteranno in tavola con una chiara predisposizione per l’abbinamento. Penso a formaggi grassi piuttosto che a paste fatte in casa o all’intramontabile pizza. È un rosato dalla piacevole texture aromatica che chiama il nuovo sorso senza stancare e senza “urlare”.
Il Cabernet Volos 2022 di Via Regia viene vinificato in acciaio con una macerazione sulle bucce di 10 giorni seguita da un affinamento di 10 mesi in barrique di rovere. Il Cabernet Volos è fratello del Cabernet Eidos e figlio dell’incrocio tra Cabernet Sauvignon e Bianca.
Si presenta su toni scuri e intensi di rosso rubino. Il corpo robusto si percepisce già nel calice. All’olfatto è elegante e complesso. Con note di piccoli frutti neri di mirtillo e floreali di viola, seguiti da ricordi di sottobosco con spunti balsamici.
Questi arrivano subito al retronasale appena si assaggia. L’ingresso è setoso, equilibrato tra acidità, volume alcolico del 13,5% e un tannino non aggressivo. La linea dritta d’ingresso disegna via via una struttura tridimensionale che si amplifica nel palato. La persistenza aromatica è abbastanza lunga e sempre piacevole. I piccoli frutti neri incontrano la liquirizia mentre quei toni “verdi” tipici del Cabernet sono solo un lontano ricordo.
In questa situazione opterei per uno tempo lento di degustazione con l’abbinamento a carni rosse dalla lunga cottura…
Entrambi i vini hanno una predisposizione ad essere messi in tavola con facilità per poi raccontarsi con calma, calice dopo calice. Ben fatti.