Ceste, la nuova linea PIWI Piemontese

I nuovi vini di Ceste sono una delle novità più interessanti nel panorama PIWI. Anni di impegno e investimenti di questa cantina di Govone (CN) hanno permesso di raggiungere il traguardo della messa in commercio di una linea di 4 vini PIWI. Il merito è di Guido Ceste che da anni sperimenta i PIWI ed è fondatore di PIWI Piemonte. Ricordo con grande piacere le sue prime versioni sperimentali di Ratio a base di Bronner e Johanniter, vini che già dicevano molto sul magnifico terroir che li aveva generati. Ora questo terroir, a cavallo tra Langhe e Roero, è protagonista con i PIWI autorizzati nel luglio 2022 dalla regione Piemonte, ovvero Soreli, Sauvignon Rytos e Fleurtai. C’è anche il Cabernet Volos tra gli ‘autorizzati’ ma al momento non fa parte della produzione di Ceste. Sono tutti bianchi i PIWI in oggetto, un frizzante ancestrale, un bianco fermo, un bianco macerato e un bianco semidolce. Li ho assaggiati in momenti diversi e raccolto alcune note.

BeeFour 2024, Ceste
BeeFour è un frizzante metodo Ancestrale, una novità che non passa inosservata e che alla sua prima uscita alla rassegna Fem sui PIWI ha conquistato i punteggi più alti della categoria. Si presenta con una bella spuma e profumi floreali. Uve di Soreli e Vol. dell’11%. Le api ronzano sul palato con una bella carbonica che trasporta aromi floreali di Gelsomino e fruttati di mela e agrume nel retronasale. Una piacevole sensazione minerale permane e invita al nuovo sorso e all’abbinamento estivo in aperitivo con crudité di pesce e tartine assortite.

Ratio 2024, Ceste
Il colore tenue anticipa profumi delicati di fiori e frutti bianchi. All’assaggio è preciso, fresco e scorrevole in ingresso. Nel proseguo mostra corpo e sapidità che si sciolgono nel finale in morbidezze fruttate. Si confermano note fragranti di frutti a polpa bianca, penso alla pesca, alla mela Golden, poi aleggiano ricordi di erbe primaverili. Le uve sono di Soreli, Sauvignon Rytos e Fleurtai, ognuna lascia qualcosa di sé. Dal floreale al tropicale, Ratio è un vino che esprime gioventù e spensieratezza pur avendo sotto una muscolatura importante. Il volume alcolico è dell’11,5%. È nel finale che il Ratio più mi intriga, è come se dicesse “ora ti faccio vedere io di che pasta son fatto”, è lunghissimo nella persistenza aromatica.

NaNeuit 2024, Ceste
L’Orange di Ceste si presenta di un bel giallo paglia dai riflessi aranciati. Il naso è complesso, di fiori passiti e frutti canditi. Le uve sono le stesse del Ratio. Bello vedere come la macerazione di una settimana e l’affinamento in barrique di alcuni mesi abbiano creato una trama nuova e accattivante. L’assaggio offre un bel connubio tra freschezze riconducibili a giovani vigne ed una struttura avvolgente. Svolge la fermentazione malolattica e il volume alcolico è appena superiore al Ratio, qui al 12,5%. Risulta ben equilibrato con una tannino discreto e un bel ritorno aromatico da “orange wine” in cui si ritrovano facilmente i ricordi di mela, albicocca disidratata e scorza d’arancia candita. Si differenzia da altri macerati per la spiccata impronta floreale data dagli incroci di Tocai (Soreli e Fleurtai). L’utilizzo del legno lo ha smussato e gli ha donato una delicata nota vanigliata che lo ha reso più armonico ed interessante. Un vino che per tipologia si rivolge agli appassionati del genere con grande personalità e, come verificato facendolo assaggiare in enoteca, piace anche ai neofiti degli “orange”.

Après 2024, Ceste
Vino bianco semi secco ottenuto dalle stesse varietà del Ratio. Qui i profumi arrivano intensi e dolci, soprattutto di fiori bianchi. L’assaggio mostra una buona acidità che mantiene il sorso piacevole nel contesto di un vino dolce. Non è nelle mie corde ma c’è a chi piace… Pierguido ha pensato questo vino in modo particolare per l’estero ma a pensarci bene può anche essere alternativo al Moscato.

Questi vini di Ceste dimostrano ancora una volta come siano i territori, più delle singole varietà, a trasmettere identità e piacevolezza. Poi c’è qualcosa di più rispetto ad altri vini, c’è il valore della sostenibilità che solo i PIWI possono vantare. La viticoltura Piemontese è un simbolo nel mondo con le sue Denominazioni che vanno ovviamente protette, senza però marginalizzare i PIWI, che non devono essere visti come una minaccia in quanto possono rappresentare l’opportunità di valorizzare il territorio in modo più compatibile con l’ambiente e aprendo nuovi segmenti di mercato.

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