PIWI

Il miglioramento genetico della vite. Malattie, portinnesti e incroci interspecifici. Un viaggio lungo 150 anni che continua con la scoperta del genoma della vite e la piramidizzazione delle resistenze.

Prima di approfondire il tema annunciato localizziamo il genere Vitis.

Il genere Vitis, della famiglia delle Vitaceae, è suddiviso nei sottogeneri Muscadinia e Euvitis. Questi due sottogeneri sono caratterizzati da un corredo cromosomico diverso: Muscadinia 2n=40 (20 coppie di cromosomi) e Euvitis 2n=38 (19 coppie di cromosomi).

Una ulteriore classificazione, rappresentativa delle resistenze/tolleranze, che vedremo più avanti, vede:

Muscadinia 2n=40 suddivisa nelle specie di origine americana: V. rotundifoliaV. munsoniana; V popenoei.

Euvitis 2n=38 suddivisa in: 

  1. Specie originarie dell’America centro settentrionale: V. labruscaV. berlandieriV. ripariaV. rupestris
  2. Specie Asiatiche: V. amurensis (Russia/Cina); V.romanetii (Cina); V. piasezkii Maximowicz (Cina). 
  3. Specie originarie dell’Europa/Asia Occidentale:  V. vinifera. 
    1. Vitis vinifera si distingue nelle due sottospecie silvestris sativa.
    2. La sativa comprende le varietà da vino che conosciamo, nelle loro differenze molecolari che le distinguono una dall’altra in circa 10.000 cultivar (CULtivated VARiety; varietà coltivate).

Partiamo quindi dalla Vitis vinifera sottospecie sativa per capire quali sono state le motivazioni che hanno portato agli incroci interspecifici con altre varietà di Vitis non vinifera.

È stata una necessità, non che non bastassero le varietà esistenti e gli oltre 500 geni di resistenza presenti nella nostra amata V. vinifera s. sativa. 

Tra quei 500 geni non sono però presenti quelli alle malattie importate dall’America. Rappresentate principalmente dall’insetto Fillossera (Daktulosphaira vitifoliae) e dalle malattie fungine Oidio (Erysiphe necator) e Peronospora (Plasmopara viticola).

La scoperta del nuovo mondo, e quella delle varietà autoctone americane, ha contribuito a far arrivare a noi queste malattie. I coloni inizialmente provarono a vinificare le uve “indigene” ma queste non risultarono adatte a produrre vini. Successivamente importarono le varietà europee che però si adattarono solo in alcune zone ed in maniera provvisoria, dove non era presente la Fillossera. Sul fronte delle malattie, le vitis americane, avevano invece già sviluppato le resistenze all’afide e alle malattie fungine.

L’avvento dell’industrializzazione e dei motori meccanici sulle navi, ha consentito un trasporto più veloce, da e per il nuovo continente. Questo ha contribuito ad uno scambio di materiale genetico che ha fatto arrivare e diffondere le malattie in Europa.

1845 l’Oidio, anche conosciuto come “mal bianco”, è una malattia fungina della vite. Sbarcata in Inghilterra, si è poi diffusa in tutta Europa. Ci vorranno anni e la perdita di molti raccolti prima di trovare la cura. Furono i due giardinieri inglesi John Kyle e Edward Tucker a realizzare il preparato di acqua e zolfo che pose rimedio all’Oidio. Ancora oggi lo zolfo è utilizzato in agricoltura biologica per sottrarre acqua e bloccare i processi respiratori delle cellule fungine dell’Oidio.

1863 la Fillossera, apparsa in Francia a Pujaut, nella valle del Rodano vicino ad Avignone. Non è una malattia fungina ma un insetto (afide) che si riproduce sulle foglie e in parte migra nelle radici per attaccarle e indebolire la pianta fino a farla morire. Le correnti d’aria la diffusero velocemente e il parassita, con altrettanta velocità, sterminò i vigneti e centinaia di varietà di viti. Le uniche a salvarsi furono quelle che si trovavano su suoli sabbiosi o in montagna. Oggi è ancora possibile trovare vitigni “a piede franco”, cioè con la parte radicale originale, in alcune zone d’Italia che hanno caratteristiche di inospitalità per la Fillossera

Visto che le viti americane risultavano resistenti all’afide, e per tentare di trovare una soluzione, si iniziò a sperimentare l’incrocio delle varietà europee con quelle americane. I primi ibridi non producevano però vini qualitativamente apprezzabili.

La soluzione definitiva arrivò dal botanico francese Jules Emile Planchon. Consisteva  nell’innestare la parte aerea della vite europea alla parte radicale della vite americana. In questo modo si preservava la qualità dell’uva e si proteggevano le radici, veicolo nutritivo della pianta. Le varietà più adatte all’innesto si dimostrarono: V. berlandieriV. ripariaV. rupestris. Più recentemente anche la V. cordifolia.

La ricostruzione dei vigneti si è concentrata sulle varietà più produttive lasciando scomparire molti vitigni autoctoni che facevano parte del nostro patrimonio ampelografico. L’Italia resta comunque il Paese con il più alto numero di vitigni autoctoni (oltre 350).

1878 la Peronospora, altra malattia fungina. Compare in Francia, probabilmente introdotta attraverso piante atte a conferire resistenza alla Fillossera. Ancora più aggressiva, porta a necrosi e marciume le foglie e i frutti. Furono ancora una volta i francesi, qualche anno dopo, a trovare il rimedio. Pierre Marie Alexis Millardet e Ulysse Gayon inventarono la “poltiglia bordolese” un mix di solfato di rame e calcio. La scoperta fu casuale e avvenne a seguito dell’osservazione di alcuni vigneti del Mèdoc che non si ammalavano. I contadini, per scoraggiare il furto dell’uva, erano soliti spennellare i filari vicini alla strada con una soluzione di calcio preparata in paioli di rame. Le soluzioni rameiche sono tutt’oggi utilizzate nel combattere la Peronospora in regime biologico. Il rame è comunque un metallo pesante che si dilava e deposita sul terreno accumulandosi.


L’alternativa a zolfo e rame, nel contrasto delle malattie fungine, sono i prodotti chimici e sistemici usati nell’agricoltura di tipo convenzionale e il percorso di ibridazione con varietà resistenti e reincrocio (Backcross), per ottenere cultivar prevalentemente a sangue V. vinifera che siano qualitativamente assimilabili a quelle tradizionali.

L’Ibridazione

I primi incroci vengono fatti in America già dall’inizio dell’800. Sono caratterizzati da un’elevata produzione di uva e una resistenza medio-bassa alla Fillossera e con una elevata resistenza alle malattie. Il vino prodotto è di scarsa qualità, sapore foxy e con rischio di elevati livelli di MeOH (metanolo).

In Europa, la Francia ha avuto un ruolo dominante nella prima fase di ibridazione (da metà ‘800), nella quale il materiale genetico proveniente dal Nord America ha dato vita a diversi ibridi di cui il più conosciuto è stato l’uva fragola dal tipico aroma di fragola che i francesi chiamano framboisier o cassis e gli anglosassoni foxy (volpino). L’Uva fragola comprende incroci tra specie di V. labrusca e/o V.riparia V. vinifera. I più conosciuti sono IsabellaClintonNoah e Bacò, denominati anche Ibridi produttori diretti (per la capacità diretta di produzione senza utilizzo di portinnesto). Tra i costitutori ricordiamo CoudercGanzinSeibel, Landot, BurdinBertille-Seyve e Seyve-Villard. I loro ibridi si riscontrano spesso nella genealogia di tante varietà resistenti coltivate.

Nel frattempo, nella costa Nord Orientale degli Stati Uniti, i coloni avevano importato varietà europee e le incrociavano con V. labrusca e V. riparia per migliorare la resistenza al freddo. 

Nel 1859, in Canada, il breeder privato Arnold Charles, realizza Cornucopia (Clinton x Black Alicante), Clinton è un incrocio di V. labrusca x V. riparia.

In Germania, dal 1880 a Geisenheim, è iniziata la ricerca e la riproduzione dei portinnesto con semi di V. riparia inviati dal New England. Questi però avevano problemi di adattamento ai suoli calcarei europei. 

L’introduzione della V. berlandieri, originaria delle montagne calcaree del Texas ha portato la soluzione. Avvenne grazie alle sementi spedite dal vivaio francese di Euryale Rességuier al viticoltore ungherese Sigmund Teleki che insieme alla sua famiglia le classificò e seminò per poi selezionarne diversi portainnesti (che presero il nome Teleki) e alcuni incroci.

Nei primi anni del ‘900 Teleki consegnò alcune sue selezioni di piante all’ispettore austriaco per la viticoltura, Franz Kober, il quale ha perfezionato ulteriormente la selezione e generato le cultivar di portainnesto Kober (5BB e 125AA).

Nel 1922, il figlio di Teleki, Alexander, continuando il lavoro del padre migliorò le selezioni e qualche anno dopo Heinricj Birk di Geisenheim in visita in Ungheria ricevette alcune talee che riportò in Germania. Queste portarono nel 1936 alla selezione della cultivar 5C Geisenheim (V. berlandieri Planchon x V. riparia Michaux).

Il lavoro di Teleki e di Kober portarono alla selezione dei portainnesti ancora oggi tra i più comuni in Germania e in altre regioni vinicole del mondo.

Nel frattempo, in Italia, la Scuola Reale di Agricoltura di Pozzuolo del Friuli (allora territorio austriaco), realizzava i primi ettari a portainnesto V. berlandieriV. riparia e V. rupestris.

Nel 1905 iniziava la produzione di barbatelle innestate in Trentino e nel 1920, alcuni agricoltori di Rauscedo iniziano a fare gli innesti al tavolo. Nel 1930 si riunirono in cooperativa e nacque Vivai Cooperativi Rauscedo VCR. Si producevano 600.000 barbatelle innestate su Kober 5BB, 420A, 3309, 101,14, Riparia Gloire de M., Rupestris Du Lot e Teleki 8B.

Alla fine degli anni ’30, in Germania, Carl Börner rilevò una reazione di ipersensibilità contro la Fillossera in V. cinerea che incrociò poi con altre specie. Fece piantare i primi 146 ibridi nel 1943 in un sito calcareo vicino a Neustadt. Negli anni ’50, Helmut Becker Hans Brückbauer continuarono il lavoro di selezione di Carl Börner. Alcuni degli ibridi arrivarono a Geisenheim con Helmut Becker che divenne capo dell’istituto nel 1964; il resto rimase a Neustadt. 

Foglia Boerner
Foto Julius Kühn-Institut (JKI), Federal Research Centre for Cultivated Plants, Institute for Grapevine Breeding Geilweilerhof – 76833 Siebeldingen, Germany

Nel 1989, il Bundessortenamt (Ufficio federale delle varietà) ha concesso i diritti di cultivar di piante all’istituto di selezione Geisenheim per la cultivar Börner (registrata in VIVC come Boerner:  Geisenheim 183 x Cinerea Arnold), la prima cultivar di portinnesto commerciale con una completa resistenza alla fillossera. Qualche anno dopo seguirono due cultivar di Neustadt.

Una curiosità è che Norbert Becker, nel 1964 discusse la tesi di dottorato a Geisenheim con il Prof. Helmut Becker che ha comportato la valutazione qualitativa di selezioni di Riesling da circa 80 parcelle. Nel 1970 Norbert Becker, trasferitosi a Friburgo entrò all’Istituto Federale di Viticoltura. Nel 1972 ne divenne il direttore prendendo il posto di Johannes Zimmermann (padre della cultivar Johanniter 1968). A partire dal 1975, sotto la sua direzione, sono uscite da Friburgo molte varietà da incrocio interspecifico che conosciamo, tra cui Bronner, Solaris, Muscaris, Souvignier gris, Prior, Baron, Monarch, Cabernet Cortis, Cabernet Cantor, Cabernet Carbon. Le varietà a bacca bianca più utilizzate in Italia hanno nel loro patrimonio genetico sangue di Riesling (Solaris 1975, Bronner 1975).

Per concludere la parte sui portinnesti, in Italia alla fine degli anni ’80, l’Università di Milano ha iniziato un progetto per il miglioramento genetico dei portinnesti, mirato a renderli tolleranti alla siccità e ad elevati tenori di calcare. Il processo è durato anni e ha coinvolto anche le Università di Padova, Torino e Piacenza, il CRA Vite di Conegliano e la FEM di San Michele all’Adige. Da questo lavoro sono nati i portinnesti della serie M. I vivai VCR sono stati scelti per la creazione delle piante madri.

I programmi di miglioramento genetico della vite sono stati portati avanti anche in altri paesi oltre a quelli già menzionati. Dalla Federazione Russa provengono numerose varietà da incroci di V. amurensis e V. rupestris registrate su VIVC, le prime risalgono al 1936, realizzate dai breeder Potapenko e Zakharova. Tra queste cito la Zarya Severa (Seyanets Malengra x V. amurensis Ruprecht), presente in diversi reincroci. In Repubblica Ceca altro programma di miglioramento, la prima varietà registrata (su VIVC) è del 1967, il Sevar del breeder Krivanek. Questa cultivar è tra le ultime registrate in Italia nel 2021. Nella vicina Svizzera, il breeder privato Valentin Blattner ha realizzato molti incroci sia a bacca nera che bianca. Nella Stazione Federale Agroscope sono state realizzate e selezionate nel 1997 le varietà Divico e Divona ottenute da Bronner x Gamaret. Altri paesi storicamente impegnati nel miglioramento genetico della vite sono: Armenia, Moldavia, Bulgaria, Ukraina, Bulgaria, Romania, Brasile e Cina.

In questo turbinio di date bisogna considerare che l’attività di incrocio deliberato e selezione ha richiesto mediamente 15-20 anni. Tempi lunghi dovuti ad un processo che avviene “naturalmente” per impollinazione indotta e selezione dei semi e delle piante con le caratteristiche migliori. Sia relativamente alle capacità di resistenza/tolleranza alle malattie che enologiche.  (Scopri qui come viene effettuato un incrocio).

Sebbene gli incroci di prima e seconda generazione non fossero interessanti nei sapori e dimostrassero un eccesso di malvidina e pectina (fonte di metanolo), la terza generazione (1920-1980), in cui il patrimonio genetico di V. vinifera era superiore, dimostrarono una maggiore qualità e si diffusero in molti paesi. Questo suscitò anche reazioni protezionistiche verso le varietà tradizionali e in alcuni casi decretò il divieto alla coltivazione, come in Francia e in Italia. 

Gli incroci, di origine tedesca, sono conosciuti come Piwis, termine che deriva da Pilzwiderstandsfähige Rebsorte (vitigno resiste ai funghi). Il termine PIWI si è diffuso anche in Italia per identificare le varietà resistenti. Merito anche dell’associazione PIWI International, fondata nel 1999, che ne promuove la diffusione e lo scambio di informazioni tra produttori.

Dagli anni ’30 in poi, sono state identificate più fonti di resistenza/tolleranza

FONTI DI RESISTENZA/TOLLERANZA ALLE MALATTIE FUNGINE
Dal 1934 resistenza a Oidio e Peronospora da V. berlandieriV. Riparia, V. rupestris, V. labruscaV. cinerea
Dal 1975 resistenza a Peronospora, Oidio e Freddo da V. amurensisV. romanetiiV. piasezkii Maximowicz
Dal 2004 resistenza a Oidio, Peronospora e Nematodi dal sottogenere Muscadinia, V. rotundifolia
Dal 2007 è stata scoperta una resistenza all’Oidio anche in V. vinifera s. sativa nelle cultivar Kishmish Vatkana e Dzhandzhal kara originarie dell’Uzbekistan
Dal 2016 altre resistenze alla Peronospora da V. piasezkii MaximowiczV. cinereaV. lincecumii

Per quanto riguarda il percorso storico degli incroci in Italia si parte dagli anni ’20 con l’Agronomo e Accademico Giovanni Dalmasso, fondatore della stazione sperimentale per la viticoltura di Conegliano nel 1923, il quale portò avanti la sperimentazione e le ricerche sugli ibridi tra la 1^ e la 2^ guerra mondiale. Realizzò anche l’incrocio tra Barbera e Nebbiolo da cui nacque la varietà piemontese Albarossa

In quel periodo di ricostruzione dei vigneti con portainnesti resistenti alla Fillossera, si era diffusa in 21 province la coltivazione dell’ibrido produttore diretto Isabella. I risultati enologici degli ibridi erano però inferiori alle aspettative e per questo motivo, a partire dal 1936, ne venne vietato per legge l’utilizzo in vinificazione. 

Edmund Mach

In Trentino, nel 1874, nasceva a San Michele all’Adige (allora territorio austriaco), la scuola agraria con annessa stazione sperimentale. Edmund Mach ne è stato il primo direttore, proveniva dalla Stazione sperimentale di Klosterneuburg presso Vienna. La sua carriera come ricercatore nel campo della chimica agraria e dell’enologia contribuirono a dare l’impulso di crescita dell’Istituto indirizzandolo sulla ricerca e la didattica. Dal 1930, Rebo Rigotti, che diventerà poi direttore dell’Istituto agrario di San Michele all’Adige (nel 1946), si occupò di miglioramento genetico della vite ottenendo nuovi incroci tra cui il famoso Rebo (Merlot x Teroldego), che porta il suo nome. Dal 2008 l’Istituto è diventato Fondazione Edmund Mach (FEM), continuando l’attività di ricerca e di miglioramento genetico.

Dal 1985, il Prof. Marco Stefanini, attuale responsabile FEM di Genetica e miglioramento genetico della vite, svolge attività di ricerca e insegnamento. A lui e al suo team si devono gli incroci creati nel 1994 che hanno portato alla registrazione delle varietà TermantisNermantisCharvir Valnosia nel 2020. Dalla collaborazione di FEM con CIVIT Consorzio Innovazione Vite Trento, sempre nel 2020, si è giunti all’iscrizione del Pinot Regina e nel 2021 del Palma, entrambe sono varietà di origine Ungherese. Con AVIT Consorzio Vivaisti Viticoli Trentini è stata iscritta nel 2021 la varietà Sevar, originaria della Rep. Ceca

L’Alto Adige è stata la prima zona in cui si sono diffuse le varietà Piwi che arrivavano da Germania e Austria. Attraverso il Centro di Sperimentazione di Laimburg, fondato nel 1975, e grazie alla ricerca svolta tra il 1995 e il 1999, si è arrivati alla selezione della varietà Regent come adatta alla coltivazione in Alto Adige. Poi proposta dalla Provincia Autonoma di Bolzano. È stata la prima cultivar da incrocio interspecifico ad essere iscritta al Registro Nazionale nel 2009. Dal 2013 Laimburg collabora con l’Istituto Statale per la Viticoltura di Friburgo.

Nel 1998 i ricercatori dell’Università di Udine e dell’Istituto di Genomica applicata (IGA) di Udine, diretti dal Prof. Michele Morgante, hanno iniziato il programma di miglioramento genetico che ha portato alla registrazione, nel 2015, dei primi vitigni resistenti prodotti in Italia: Fleurtai, Soreli, Sauvignon Kretos, Sauvignon Nepis, Sauvignon Rytos (a bacca bianca) – Cabernet Eidos, Cabernet Volos, Merlot Khorus, Merlot Kanthus, Julius (a bacca rossa). Sono stati centinaia gli incroci svolti presso l’Azienda agraria universitaria “Antonio Servadei” di Udine e oltre 500 le micro-vinificazioni ripetute negli anni dall’Unione Italiana Vini di Verona e dai Vivai Cooperativi di Rauscedo. VCR ne ha poi acquisito i diritti di moltiplicazione e commercializzazione, in impianti sperimentali a Fossalon di Grado (GO), in Toscana, nella zona del Chianti, e sul Collio sloveno. 

L’Istituto di Genomica Applicata (IGA), ha al suo attivo il sequenziamento del genoma della vite in collaborazione con Genoscope di Parigi (completato nel 2007).

Anche il Centro di Viticoltura ed Enologia Consiglio per la Ricerca in Agricoltura e l’Analisi dell’Economia Agraria (CREA-VE) diretto dal Dott. Riccardo Velasco, ha tra i suoi obiettivi l’ottenimento di nuove varietà resistenti tramite miglioramento genetico classico supportato dai marcatori molecolari. In collaborazione con diverse Università italiane, sono state avviate attività volte al trasferimento di caratteri di resistenza alla Peronospora e all’Oidio. Dal 2012 ha intrapreso un programma di miglioramento genetico che porterà nel triennio 2021-2023 al rilascio di nuove varietà resistenti: in Veneto Glera e Raboso, in Toscana Sangiovese; in Piemonte Barbera e Nebbiolo; nel Lazio Bellone, Cesanese e Malvasia del Lazio; in Puglia Primitivo, Aglianico e uva Italia (apirenia).

Se consideriamo gli incroci tedeschi di Friburgo, realizzati in vent’anni tra il ’67 e l’87 come terza e quarta generazione, e sostanzialmente basati su varietà tedesche o internazionali, arriviamo poi a quelli di quinta generazione nati in Italia tra il 1994 e il 2002 dove iniziano a vedersi parentali di cultivar italiane e in alcuni casi più fonti di resistenza alle malattie fungine.

Gli incroci interspecifici nel mondo sono stati stimati in circa 4600.

In Italia sono attualmente iscritte al Registro Nazionale 36 cultivar da incrocio interspecifico (a marzo 2021).

Un altro aspetto da ricordare, è l’impossibilità di ottenere incroci in cui sia presente nella stessa pianta anche la resistenza alla Fillossera. Questa tolleranza viene controllata dal portinnesto che a sua volta viene scelto in base all’ambiente pedoclimatico in cui verrà impiantato il vigneto.

Le scoperte sul genoma della vite (2007) e il suo sequenziamento, hanno permesso un enorme passo in avanti nella selezione degli incroci (breeding). Se prima la selezione si basava sulla prova ed osservazione, ora si possono analizzare i caratteri genetici e velocizzare i tempi di selezione.

L’utilizzo di marcatori molecolari consente di individuare le resistenze e realizzare incroci in modo più mirato. Pur sempre in modo “naturale” ma velocizzandone i passaggi.

Tecniche di intervento molto diverse tra loro come Genoma editing e Cisgenesi vengono vietate dalla normativa vigente in quanto ascrivibili agli OGM. Il Genoma editing consentirebbe di “silenziare” i geni sensibili agli attacchi delle malattie, senza introdurre DNA estraneo. Nella Cisgenesi avviene l’introduzione di parti di DNA portatrici di resistenze da altre varietà. Leggi approfondimento.

L’evoluzione e l’adattamento dei patogeni non consentono di avere una varietà resistente/tollerante per sempre e in ogni situazione. L’incrocio potrebbe perdere nel tempo la resistenza o non reagire prontamente agli attacchi fungini. Anche le varietà resistenti possono necessitare di uno o due trattamenti preventivi.

Può accadere un superamento della resistenza, come in Rep. Ceca su varietà Bianca, ma si tratta comunque di un caso particolare che ha forzato la cosa: coltivazione intensiva, monovarietale, senza difesa fitosanitaria preventiva, ha fatto sì che in 50+ anni si siano sviluppati ceppi di Peronospora resistenti.

Ipervirulenza di Peronospora e/o Oidio in annate particolarmente sfortunate e soprattutto la maggiore pressione di patologie prima marginali come Black rotBotriteEscoriosi ecc, che erano indirettamente “tenute a bada” dai numerosi trattamenti contro Peronospora e Oidio, giustificano un minimo di trattamenti cautelativi.

Per questo motivo gli incroci di ultima generazione, con 6-7 reincroci, vertono ad implementare fattori di resistenza multipli sulla stessa nuova cultivar, che sfruttino la specificità monogenica per combattere i ceppi di un patogeno ed abbiano una copertura più ampia e durevole nel tempo. Viene definita Piramidizzazione ed è soggetta anche a preservare le caratteristiche specifiche della V. vinifera che andrà a rendere resistente. Un patrimonio che per oltre il 99% rimarrà di V. vinifera

PRINCIPALI LOCI DI RESISTENZA IDENTIFICATI NEL CROMOSOMA DEI SOTTOGENERI DI VITIS
Muscadinia; Vitis rotundifolia: Oidio (Run 1, 2.1 e 2.2) – Peronospora (Rpv 1 e 2)
Vitis rupestris: Oidio, in Regent (Ren 3, 9) – Peronospora (Rpv 3)
Vitis vinifera; sativaKishmish Vatkana; Oidio (Ren 1) – Dzhandzhal kara; Oidio (Ren 1)
Vitis lincecumii: Peronospora (Rpv 3)
Vitis romanetii: Oidio (Ren 4 e 5)
Vitis riparia: Peronospora (Rpv 5 e 9)
Vitis piasezkii Maximowicz: Oidio (Ren 6 e 7)
Vitis amurensis: Peronospora (Rpv 8, 10 e 12)
Vitis cinerea: Oidio (Ren 2) – Peronospora (Rpv 14)

Per un approfondimento sulla selezione assistita da marcatori molecolari rimando all’articolo di Giovanni Mian pubblicato su Agraria.com

L’ultimo tassello a questo percorso sulle resistenze alle malattie arriva da uno studio francese.

gennaio 2021 è stato pubblicato lo studio Francese di Caterina Leal et al. dell’Università di Reims Champagne-Ardenne, relativo al Bacillus subtilis PTA-271, isolato dal suolo rizosferico di Vitis vinifera Chardonnay nella regione della Champagne (Marne, Francia). I risultati riportano che la pluralità delle biomolecole codificate dal genoma del Bacillus subtilis PTA-271 suggeriscono un potenziale di biocontrollo robusto dal punto di vista ambientale del PTA-271, che protegge le piante da un ampio spettro di agenti patogeni.


N.d.A. Qualcuno ancora storce il naso a sentir parlare di incroci di varietà, come se si trattasse di entità completamente estranee e non appartenenti allo stesso genere, mi ricorda le forme di discriminazione nel genere umano. Il diverso fa sempre paura, anche nella Vitis e sebbene le viti “selvatiche” siano già ampiamente sposate alla V. vinifera attraverso il portinnesto. Ora, e a distanza di decenni, è la qualità dei vini a parlare, non più discutibile. Il prossimo passo spero sia quello di sdoganare le Denominazioni anche per questi figli internazionali della Vitis.

Note

In questo articolo sono stati presi in esame solo i sottogeneri di Vitis da cui derivano le principali resistenze ma gli incroci includono spesso altre forme di resistenza/tolleranza come ad esempio a: Botrite, Black rot, freddo, caldo, stress idrico.
Esistono altresì altre specie di Vitis portatrici di resistenze/tolleranze che non sono state citate.
La ricerca è il frutto della curiosità e dell’interesse dell’Autore, non ha l’ambizione di diventare riferimento per nessuno. L’obiettivo è di fornire le basi per un approfondimento sugli studi fatti dai Ricercatori e dagli esperti in Ampelografia.
Mi scuso anticipatamente per possibili inesattezze che invito a segnalare, e per non aver citato tutti gli autori degli studi ai quali fanno capo le informazioni esposte.
Per quanto incompleta, la lista delle fonti sulle quali mi sono basato è qui sotto riportata.

Un ringraziamento speciale a Jean Dubois del master MASRA Cattedra UNESCO in sviluppo sostenibile per i preziosi suggerimenti e al Prof. Marco Stefanini di FEM e Vincenzo Betalli di CIVIT per la consulenza.

Fonti

Bibliografia/sitografia

Fonti di resistenza; Fondazione Edmund Mach, M. Stefanini
Le potenzialità genetiche della Vitis vinifera; S. Meneghetti, A. Costacurta, A. Calò
Nuove prospettive per la viticoltura biologica: i vitigni “resistenti”; Stefano Soligo
Ibridi di Vitis storia status e futuro; Paolo Sabbatini, G. Stanley Howell e Jose Carlos Herrera
OIV International Organisation of Vine and Wine
Resistance to Erysiphe necator in the grapevine ‘Kishmish vatkana’; Sarolta HoVmann · Gabriele Di Gaspero · László Kovács · Susanne Howard · Erzsébet Kiss · Zsuzsanna Galbács · Raffaele Testolin · Pál Kozma
La Geografia della vite; Riccardo Mazzanti
Documento accademico su “vitigni resistenti”; Accademia dei Georgofili
Il miglioramento genetico per vitigni resistenti; Marco Stefanini, Fondazione E. Mach
Analisi del genoma: principi ed applicazioni alla vite ; Gabriele Di Gaspero, Michele Morgante, Raffaele Testolin – Dipartimento di Scienze Agrarie e Ambientali, Università di Udine – Istituto di Genomica Applicata, Parco Scientifico & Tecnologico di Udine
Il nome dei vitigni ibridi resistenti alle malattie fungine: un rischio da non sottovalutare per la viticoltura italiana; Cesare Intrieri
L’evoluzione varietale nella viticoltura italiana; Paolo Storchi
Storia di un progetto di successo; Raffaele Testolin
Dalmasso Giovanni; Treccani.it
Giampiero Porato; I vini proibiti; http://giampierororato.blogspot.com
Storia, Fondazione Edmund Mach – https://www.fmach.it/Chi-siamo/Storia
Dove sono nati e nascono nuovi vitigni di Vitis Vinifera (prima parte) – Onavnews.it
Centro di Sperimentazione Agraria e Forestale Laimburg; www.laimburg.it ; 289658_2_centro_di_sperimentazione_agraria.pdf
ScienceDirect, Vitis riparia, Grapevine breeding programmes in Germany; E. Ruehl, … R. Töpfer, in Grapevine Breeding Programs for the Wine Industry, 2015; https://www.sciencedirect.com/topics/agricultural-and-biological-sciences/vitis-riparia
Becker, Norbert (1937-2012); https://www.geschichte-des-weines.de/index.php?option=com_content&view=article&id=661:becker-norbert-1937-2012&catid=45:persoenlichkeiten-a-z&Itemid=83
Quaderni tecnici 17, I nuovi portainnesti “M”, VCR
Genome sequence analysis of the beneficial Bacillus subtilis PTA-271 isolated from a Vitis vinifera (cv. Chardonnay) rhizospheric soil: assets for sustainable biocontrol – Catarina Leal, Florence Fontaine, Aziz Aziz, Conceiçao Egas, Christophe Clément and Patricia Trotel-Aziz. -https://environmentalmicrobiome.biomedcentral.com/articles/10.1186/s40793-021-00372-3
Tra teoria e pratica: I portainnesti M; Attilio Scienza; http://blog.enotrend.it/index.php/2017/05/09/teoria-pratica-portainnesti-m/
Schema parentali serie M: I Portainnesti della serie M e la risposta della vite al cambio climatico; Fondazione Banfi; Brancadoro-Portinnesti-serie-M-e-climate-change.pdf
IGA; Esperienze in Italia nella costituzione di nuove varietà resistenti a peronospora e oidio
Farm With Science, Primi vitigni resistenti alle malattie prodotti in Italia; http://www.farmwithscience.org/it/programma-2014-2017/innovazione-varietale/novita-sulla-resistenza/il-miglioramento-genetico-della-vite
Piwi international, https://piwi-international.de