Costa Jels, il Metodo Classico da vitigni resistenti di Nove Lune

La sfida ai grandi spumanti è lanciata, che siano made in Italy piuttosto che d’Oltralpe, il Costa Jels ha tutte le carte in regola per competere ai massimi livelli e vincere.
Non è una boutade, la storia del Costa Jels è molto lunga, il titolare di Nove Lune Alessandro Sala è da oltre vent’anni che sperimenta. La sua è stata una scelta precisa di sostenibilità, piantando solo vitigni PIWI gestiti in Biologico e di valorizzazione del territorio a cui è molto legato.
Mancava uno Spumante nella sua offerta ed è riuscito a farne uno di grande personalità, come del resto lo sono tutti i suoi vini, spesso premiati e citati nel mondo della sommellerie.

Alessandro Sala, titolare ed enologo di Nove Lune

Nel Costa Jels sono confluite le esperienze fatte con le varietà Bronner, Johanniter e Souvigner Gris già ampiamente sperimentate nei sui bianchi e che ne compongono la cuvée di base per circa un terzo ciascuno. Di questa cuvée una parte affina in barrique per circa un anno e mezzo prima dell’assemblaggio e della presa di spuma. Ed è qui che entra in gioco la miniera di Costa Jels a Gorno (BG) da cui prende il nome, luogo perfetto per dare seguito al lungo riposo di 60 mesi sui lieviti.

Imbocco Serpenti, uno degli accessi alla miniera di Gorno

Tra le gallerie dove sono stoccate le bottiglie regna il silenzio, la totale mancanza di luce ed una temperatura costante di 10° C estate/inverno con umidità al 95%.

Una delle gallerie visitabili

Un duplice pensiero accompagna queste bottiglie, il continuare un percorso volto ad avere il minore impatto possibile, anche nell’affinamento. Dopo lo stoccaggio non si fa più niente, niente sprechi di energia elettrica e movimentazioni. Il Costa Jels rimane immobile nel cuore della montagna, a circa 800 metri di altitudine. L’altro aspetto, che tocca il cuore, è quello di ridare una funzione a queste gallerie che sono state così faticosamente scavate e rimaste produttive dall’800 fino agli anni ’80. Ci sono ben 230 km di gallerie nella montagna.

La galleria di stoccaggio delle cassette con la pupitre in testa a ricordare il celebre metodo di affinamento.

Quella di Costa Jels è stata una miniera dove si estraevano principalmente minerali di piombo, rame e zinco. Dava lavoro a migliaia di persone nella valle, gli uomini a scavare gallerie a suon di candelotti per poi portare fuori il “grosso” che donne e bambini separavano. Anni in cui i sistemi di areazione erano inesistenti e la silicosi diventava la principale malattia di morte del minatore.

L’ingresso alla miniera con le donne dell’Associazione Taissine in abito tradizionale

Ora c’è una Associazione che ogni due mesi, o su richiesta, organizza percorsi in miniera e visita al museo. Costa Jels è un patrimonio di cui i Gornesi vanno orgogliosi, tanto che anche il vicesindaco ha partecipato al giro di spiegazione e stappatura delle prime bottiglie di Costa Jels.

Italo Serturini, vicesindaco di Gorno, mostra il funzionamento di un’antica lampada ad acetilene usata dai minatori

L’incontro di presentazione ci ha infatti permesso di visitare la miniera in profondità per poi sbucare dopo una salita di 200 metri dentro la montagna in una caverna più ampia e vicina all’uscita nel bosco nella quale era allestito un buffet di prodotti tipici e l’atteso spumante.

Gabriele Valota, enologo collaboratore di Nove Lune mostra i residui fermentativi su una delle bottiglie in affinamento

L’emozione non era solo di Alessandro e Gabriele (altro enologo) ma anche di noi invitati che avevamo assorbito il luogo e la sua storia, capito quanto l’attesa e il tempo abbiano un valore che trascende quello puramente economico che riguarda spumanti dal lungo affinamento.

Alessandro racconta la genesi del progetto Costa Jels

Costa Jels nel calice si è liberato da lacci e lacciuoli esprimendo una bella spuma d’ingresso e un pérlage fine appena si è stabilizzato. Da subito è arrivata al naso una complessità che esprimeva direzioni diverse, floreali-fruttate con ricordi di pasticceria e tostatura. L’assaggio ha dato seguito alle percezioni olfattive offrendo una bella tensione ed una freschezza armonizzata a note retronasali di agrumi e frutta tropicale, pasticceria con note di meringa e nocciola. Uno spumante molto equilibrato, del quale hai subito voglia di fare un nuovo sorso, ma solo dopo aver a lungo meditato durante la sua persistenza. Costa Jels è non dosato e senza solfiti aggiunti con un Vol. del 13%.

Il Costa Jels degustato nel suo luogo d’elezione

Come Metodo Classico si posiziona ad alti livelli, tra i PIWI credo proprio vada a prendersi la “Gold medal” dell’affinamento più lungo, e personalmente anche quella di miglior spumante PIWI Metodo Classico assaggiato. Il prezzo è importante ma equiparato ai tanti fattori riassumibili in: cura maniacale, biologico, filiera sostenibile e piccola produzione che in questa annata si attesta sul migliaio di bottiglie. Poi c’è l’attesa in miniera il cui valore si misura nel tempo dei 5 anni trascorsi in un luogo unico. Va da sé che si presti a celebrare le ricorrenze più importanti.

Nell’attesa di vederlo alla cieca degustato da rinomati sommelier si può tranquillamente suggerirne l’assaggio a chi nel mondo del vino parla ancora dei PIWI come di vini di scarso interesse.

Costa Jels spacca!

Costa Jels lo puoi trovare anche da Dipende che Vino a Milano in Via Bonghi 12 e online su vinipiwi.it