Cosa pensi dei PIWI?: Umberto Rosanelli

Ho chiesto all’amico Umberto Rosanelli, Maestro Assaggiatore e Docente ONAV, nonché distributore di vini, quale fosse la sua percezione dei vini PIWI.

“Quando mi hanno invitato alla prima rassegna dei vini PIWI, diversi anni fa, non ne sapevo molto, ma la curiosità era tanta, sia mia sia delle persone appassionate, come me, al mondo del vino.
Da più di quindici anni sono commissario in molti concorsi nazionali ed internazionali nel mondo del vino. Questa è una passione nata tanti anni fa con il primo corso dell’ONAV.
Come per molti, anche per me in quel momento, si stava aprendo un mondo sconosciuto e fantastico. Ogni Corso che ho seguito mi ha dato la percezione netta di quanto mancava ancora da apprendere, e così avviene ancora oggi, in una storia infinita che durerà tutta la vita.
L’anno scorso ho frequentato il percorso universitario per diventare Maestro Assaggiatore ONAV, e in questo corso ho avuto il piacere di seguire anche la lezione del Dott. Stefanini ovvero il responsabile del dipartimento di miglioramento genetico della vite e breeder delle varietà resistenti iscritte al registro nazionale dalla Fondazione E. Mach di San Michele all’Adige.
Questa lezione mi ha folgorato e dato lo stimolo per studiare sempre di più, per capire quanto siamo agli albori di una nuova scienza, di un nuovo modo di approcciare la natura e di rispettarla.
“Sostenibilità” questa la parola principe che è racchiusa in tutte le qualità PIWI.
Alla fine di maggio del 2024, ho partecipato alla prima Fiera sui PIWI a Verona, la mia sensazione che nemmeno i Produttori presenti avessero ancora percepito, profondamente, che cosa stanno vivendo… ovvero una rivoluzione.
Come tutte le rivoluzioni, devono essere metabolizzate, bisogna studiare, bisogna sperimentare, non basta scegliere una delle 36 varietà PIWI permesse in Italia, “solo” per la speranza di lavorare di meno, di utilizzare meno prodotti chimici, di avere una vite che resiste alle malattie. Già nobili pensieri, ma non basta.
Non è una polemica, ben vengano tutti gli approcci ai vitigni PIWI, ma vorrei sottolineare che l’ibridazione, l’utilizzo di vitigni resistenti, richiede uno studio o anche solo domandare a chi questi vitigni li ha selezionati, la modalità di coltivazione, dove e come coltivarli, se fare o meno trattamenti e di che tipo e tutto quello che ne consegue.
ONAV, ma anche AIS e tutte le altre Associazioni, mi è chiaro che sono attente a questi cambiamenti e curiose di verificare il prodotto finale ovvero quello che ci arriverà nel bicchiere.
Come sappiamo in Italia, non in tutte le regioni, si possono coltivare tutte le varietà PIWI, ancor di più la scelta dei vitigni da utilizzare è determinante.
I Produttori curiosi e coraggiosi di avvicinarsi al mondo dei PIWI, avranno a disposizione sempre più risorse per studiare (questo sito è un vero punto di riferimento) e consulenti che potranno identificare il miglior prodotto per il proprio territorio.
Noi consumatori dovremo variare, meglio ampliare, le nostre conoscenze, le sensazioni percepite durante le degustazioni, ci troviamo di fronte ad una natura nuova, a delle varietà i cui sentori, i famosi palloncini odorosi citati nel libro di Moio (rif. Il Respiro del Vino – Luigi Moio – Oscar Mondatori) sono forse diversi da quelli dei vitigni tradizionali, ma non meno entusiasmanti e meravigliosi.
Secondo i criteri che ONAV mi ha insegnato, io giudico ciò che ho nel bicchiere, poco importa se un vino è Bio, Biodinamico, PIWI o altro. I parametri di giudizio devono essere gli stessi.
Ogni anno che partecipo alla Rassegna dei vini PIWI alla Fondazione Mach a San Michele all’Adige trovo un miglioramento, più evidente nei vini bianchi, siano essi fermi o ancestrali o spumanti charmat o metodo classico. Ma ho anche degustato dei rossi veramente notevoli, anche se non sempre adeguati, consoni all’utilizzo del consumatore medio.
É proprio qui che, in questo momento, si avverte la mancanza di comprensione di alcuni vitigni, non si è ancora riusciti a “domarli” ad interpretarli al meglio. É qui che i Produttori devono ancora studiare e sperimentare, trovare insomma la migliore interpretazione di quel vino, partendo però da un terroir e da serie precise di vitigni PIWI.
Noi siamo qui, attenti e curiosi a percepire i grandi passi, i miglioramenti dei vini PIWI, di cui sono sicuro nei prossimi anni se ne parlerà e si degusterà sempre di più”.

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