PIWI in Valtellina

Mercoledì 24 gennaio si è svolta una serata tematica sui PIWI, organizzata con cura da AIS Sondrio e presentata dalla giornalista, nonché esperta di PIWI Sara Missaglia.
Eravamo una cinquantina, con la presenza di 5 produttori, nella sala grande del ristorante La Brace, a Forcola in Valtellina.

La formula della serata ha previsto una dettagliata introduzione e spiegazione del mondo PIWI seguita dalla degustazione dei vini, presentati dai produttori, e dall’abbinamento a preparazioni e salumi tipici del territorio Valtellinese.

1° assaggio
Spumante metodo classico Magy di Hermau, ovvero Maurizio Herman.
Una bolla elegante e ricca, ottenuta da uve di Souvigner Gris coltivate in Valchiavenna nel ripido vigneto di Pianazzola.
Magy sosta 18 mesi sui lieviti. Il risultato ha suscitato in molti il ricordo di pregiati champagne. Fiori bianchi, pasticceria da forno, agrume e mela e finale salino. Sono solo alcune delle note rilevate, a ricordare questo spumante con il quale si sarebbe tranquillamente potuta accompagnare tutta la serata. Tra bresaola e Sciatt si è rivelato particolarmente armonico con la bresaola.

2° assaggio
Cajro ‘quel blénc‘ (..c’è anche quel russ), del giovane enologo Elia Da Prada. Un ‘vin de Grosott‘ (Grosotto) che è stato presentato in anteprima. Un campione imbottigliato per l’occasione. Solaris 100% che fermenta e affina in barrique. In sincerità all’inizio mi ha aveva un pochino spiazzato con qualche sentore etereo e smaltato ma poi si lasciava scoprire in un piacevole retrogusto che associava le note agrumate a quelle di tostatura. Senza dubbio un vino “spesso” con tanto da offrire, e che il giusto tempo di riposo saprà modellare per renderlo pienamente godibile.

3° assaggio
Quota Ottocento 2022, Maria Luisa Marchetti. Questo vino come dice il nome arriva da uve di Solaris coltivate a 800 m su suolo sabbioso e pietroso. All’assaggio si è percepito il carattere alpino, con grande freschezza e mineralità. In questa situazione il Solaris si esprime sempre con grande piacevolezza. Anche l’abbinamento con il salame l’ho trovato appropriato. Sebbene i produttori dichiarino di arrivare da altre esperienze lavorative ho avuto la percezione opposta, cioè che ci fosse un gran lavoro dietro e tanta precisione. O forse basta il territorio e la varietà giusta a rendere le cose facili.

4° assaggio
Zero Vero 2020, La Grazia. A presentarlo Paolo e Beatrice Oberti, da Tirano. È ottenuto da diversi vitigni coltivati tra i 450 e i 950 metri, in primis Souvignier Gris e Solaris, ed in quantità minore Bronner, Johanniter e Muscaris.
Complessità aromatica e freschezza hanno caratterizzato questo bianco che ha snocciolato sulle papille gustative tanti piacevoli ricordi aromatici. Per ampiezza si è guadagnato un posto sul podio della serata.

5° assaggio
Vagabondo bianco Le Anfore, Marcel Zanolari. Ettore il collaboratore di Zanolari ha presentato il macerato in anfora che ben racconta la personalità di Marcel. È un vino “biodinamico” fatto da 15 diversi cloni di Riesling e Moscato resistenti, provenienti dagli incroci di Valentin Blattner. Un vino che è un caleidoscopio di aromi, dovuti alla lunga macerazione sulle bucce. In sala i pareri non sono stati univoci, io l’ho apprezzato molto sia per la complessità che per la parte tannica. Ho sentito il respiro di un vino vivo d’alta quota.

6° assaggio
Orange anfora 2022, Hermau. Rimaniamo nel mondo dei macerati con questo Souvignier Gris di Herman. Qui le varietà erano Souvignier Gris e Gewurtztraminer macerate a lungo in anfora. Ci siamo spostati verso sensazioni tattili minerali e vibranti, con una complessità aromatica orientata sul frutto tropicale di lychees. È volutamente non filtrato e quindi torbido al calice. Dietro quella velatura ha mostrato bellezza e piacevolezza memorabile. L’abbinamento era più difficile ma tutto sommato a me è piaciuto con la purea di patate con fagiolini e formaggio fuso.

7° assaggio
Vagabondo rosso Le Anfore, Marcel Zanolari. Qui sono arrivati i pizzoccheri ad allietare il palato mentre ognuno cercava di identificare almeno qualcuna delle 69 varietà resistenti che Marcel ha usato in questo vino. Ho pensato a incroci di Cabernet, a giudicare dai sentori spostati verso il vegetale e le pirazine. Il Vagabondo ha fatto l’effetto di un punk entrato in chiesa la notte di Natale… Vino fresco e muscoloso, intransigente e di grande personalità, come del resto lo è quella di chi lo produce.

E cosi, tra un sorso e un boccone, siamo arrivati a fine serata in un bel clima familiare che ha permesso di potersi confrontare e di raccogliere pareri sinceri.
Le impressioni della sala sono state positive e penso che più di uno sarà tornato a casa con l’idea di provare ad assaggiare altri vini PIWI. Mi ha stupito sentire da diverse persone un’apertura verso la possibilità di avere un vino bianco identitario della Valtellina, ottenuto da vitigni resistenti. Sarebbe davvero bello veder nascere la prima Denominazione PIWI in Valtellina. Anche solo da questi pochi assaggi si è dimostrato quale qualità si può raggiungere.

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Un grazie enorme a Sara Missaglia, Elia Bolandrini delegata di AIS Sondrio e a tutto il team di servizio per l’accoglienza e la bella serata.