Noghené 2022, Vizzon Dionisio
L’arrivo di un nuovo vino rosso PIWI mi procura sempre qualche timore ed è raro avere da subito un buon feeling come quello avuto al primo assaggio del Noghené di Dionisio Vizzon, da Portogruaro (VE).
La finezza olfattiva mi ha fatto gonfiare i polmoni per catturare più sfumature possibili di questo rosso da uve di Cabernet Cortis, Cabernet Eidos, Merlot Khorus, Merlot Kanthus e Prior. I piccoli frutti neri di mirtilli accompagnano ricordi di liquirizia nera, cuoio, sottobosco, spezie…
![](https://www.vinievitiresistenti.it/wp-content/uploads/2024/02/Noghene_acciaio_B-768x1024.jpg)
L’assaggio è equilibrato e vellutato. Il tannino è evoluto ed accompagna una piacevolezza generale che inaspettatamente mi ha fatto dimenticare il mondo dei PIWI per porlo simbolicamente in competizione con blasonati rossi tradizionali.
![](https://www.vinievitiresistenti.it/wp-content/uploads/2024/02/Noghene_acciaio_Q.jpg)
La progressione aromatica imprime tanti input che nel retrogusto si sommano a quelli olfattivi. C’è anche una succosa ciliegia matura, dei ricordi di viola e di prugne disidratate. Risulta armonico, con un’acidità non aggressiva e un bel corpo caldo (14% Vol.) e robusto che non compromette la fragranza aromatica della vinificazione in acciaio.
Questa 2022 è la prima annata imbottigliata ma non è un caso questa bellezza così evidente. Dionisio lavorava da anni per ottenere questo risultato. È venuto di persona a presentarmi il suo vino ed ho capito quanta cura e quanto sia intransigente nella ricerca della qualità.
![](https://www.vinievitiresistenti.it/wp-content/uploads/2024/02/Dionisio_Vizzon_Q.jpg)
Caso vuole che al primo assaggio partecipassero anche un paio di avventori dell’enoteca e senza nessun “imbocco” ne sono rimasti catturati, tanto che uno di loro mi ha chiesto se poteva acquistarlo.
A distanza di qualche ora l’ho riassaggiato nelle mie consuete modalità, cioè da solo, in silenzio e con molta calma. Confermo che è proprio un bel vino, meritevole di tovaglie ricamate e preparazioni gourmet.
La bellezza è nella sua complessità, le 5 varietà sono come strumenti diversi che suonano lo stesso spartito, una sinfonia che dura a lungo nel palato lasciando il ricordo d’aver assaggiato qualcosa di speciale.
Il nome Noghené arriva dal dialetto Veneto “non ce n’é”, a significare che non c’è utilizzo di prodotti chimici fungicidi né diserbanti, né concimi, né irrigazione e né altre forzature. C’è invece tanto di naturale da apprezzare.
Noghené è uscito in questa prima annata in due versioni di affinamento: acciaio e legno. La seconda ha avuto una maturazione in barrique di secondo passaggio per sette mesi.
![](https://www.vinievitiresistenti.it/wp-content/uploads/2024/02/Noghnene_barrique_B-768x1024.jpg)
Alla vista ha una tonalità di rosso leggermente diversa, vira verso l’aranciato-mattonato.
L’olfatto è più “largo” e intrecciato, se già si parlava di eleganza qui si è indossato l’abito firmato per la serata di gala. Gli aromi hanno la stessa origine ma risultano più integrati tra loro offrendosi in una texture di piccoli frutti neri e note terziarie speziate.
![](https://www.vinievitiresistenti.it/wp-content/uploads/2024/02/Noghene_barrique_Q.jpg)
L’assaggio regala calore e avvolgenza pur mantenendo una bella acidità e freschezza aromatica. Il tannino setoso rende piacevole il sorso senza per forza chiamare il cibo. La tannicità composta di questi vini è una caratteristica che apprezzo molto insieme alla maturità aromatica. Certo che mettersi a tavola con questo vino sarebbe ancora meglio, il terzo occhio mi ha visualizzato un filetto al pepe nero.
Noghené “barrique” (quello con la capsula nera) si colloca tra i grandi rossi PIWI in commercio e conquista un mio personale apprezzamento.
Solo oggi e forse domani (se ne rimane qualcosa) è in degustazione gratuita (poi in vendita) nel mio piccolo Piwi Store milanese.