Atipico 2022, Bric della Vigna
È Atipico il bianco piemontese che non ti aspetti (anche qui sono arrivati i PIWI). Fleurtai, Soreli e Sauvignon Rytos sono le tre varietà a bacca bianca autorizzate ed anche quelle che si trovano in questo vino.
È infatti merito del Bric della Vigna, con il supporto dell’Università di Agraria di Torino, se dopo la necessaria sperimentazione si è arrivati all’autorizzazione (così come per la varietà a bacca nera Cabernet Volos, coltivata anch’essa al Bric della Vigna).
Atipico si presenta con una etichetta semplice, monocolore, nella quale leggo per la prima volta la parola SOSTENIBILE. Bravi, a mio parere avete fatto bene a scriverlo, perchè la viticoltura PIWI può usare questo termine più di altri.
È anche ora che il consumatore abbia più informazioni sul tipo di vino che sta bevendo, che nel caso dei PIWI significa molti meno trattamenti fitosanitari rispetto alle varietà tradizionali. Questo ovviamente non significa che i PIWI sostituiranno le varietà tradizionali, ci mancherebbe altro, saranno però una valida alternativa per chiunque voglia prendere in considerazione una viticoltura più sostenibile.
Ma torniamo al vino, Atipico è dorato e consistente alla vista. I profumi portano verso un fruttato giallo dai ricordi tropicali, con sfumature di miele ed erbe officinali.
La storia dell’Atipico è anch’essa singolare, i vigneti fanno parte di un progetto più ampio che propone anche l’accoglienza e la produzione di formaggi. È stata recuperata e trasformata l’ex polveriera di Alice di Castello che giaceva abbandonata da oltre 20 anni. Come zona siamo vicini al lago di Viverone, qui il “bianco” storicamente coltivato è l’Erbaluce.
All’assaggio è di corpo robusto, con una piacevole vena minerale salina e una buona lunghezza. Ha una parte morbida e glicerica che si evidenzia con il salire della temperatura. Nel retronasale ritrovo dei ricordi floreali di glicine e mentolati. Il finale rimane piacevolmente minerale.
Le tre varietà stanno bene insieme. Risulta equilibrato, anche come apporto aromatico, non ci sono quelle tendenze troppo dolci che capita di trovare in altri PIWI. Capisco perchè nel bar di proprietà dell’azienda, in una zona centrale di Milano, venga ben accolto e nuovamente richiesto.
Il suo nome è perfetto per il contesto piemontese ma si adatta a tutti i vini PIWI. Sono tutti “atipici” e in fondo lo siamo anche noi che li assaggiamo, consumatori “atipici”, che non ci fermiamo davanti ad una denominazione o al nome di una varietà.
Bere bene è trasversale, sostenibile è meglio. Bevi PIWI!