Souvignier Gris e Solaris 2018, Thomas Niedermayr

Souvignier Gris 2018

Mentre assaggiavo questo Souvignier buttavo l’occhio su quei libri che dall’ufficio erano finiti in cantina anni fa e che oggi, insieme a questo vino, ho riportato in casa. I fumetti del Prof. Bad Trip, facevano parte di quella produzione editoriale alternativa/underground che seguivo negli anni ’80. Decoder, Frigidaire, le fanzines…
Su una sua striscia Gianluca Lerici usa il termine “psiconettare”, lo trovo perfetto per raccontare questo vino, fatto da un’altro artista (del vino), Thomas Niedermayr.

Le linee gusto/olfattive di questo Souvignier Gris si formano sui terreni calcareo argillosi ricchi di scheletro sopra San Michele Appiano, ai piedi del Gandberg in Alto Adige. Le uve sono di Souvignier Gris, una varietà resistente alle malattie fungine coltivata in regime biologico/biodinamico che fa arrivare in cantina uve “super-bio”.

Nella vinificazione sono utilizzati lieviti indigeni, la fermentazione è naturale, matura 8 mesi sulle fecce in botti da 500l., seguiti da tre mesi in acciaio prima dell’imbottigliamento senza filtrazione.
Tutti questi elementi insieme, chiamati anche “terroir”, disegnano nel calice una trama gusto-olfattiva molto fitta e intrigante. Tratti che ricordano i fiori di camomilla, il miele, la nespola, la pietra focaia.
Un sorso che si espande con un’acidità che scioglie ogni ricordo dolce nel palato e che lascia spazio alla salinità e ai ricordi della roccia bagnata.
È uno “psiconettare” vinoso con base etilica del 14% davvero buono. Disegnato più che bene, cattura i sensi e permane a lungo nei recettori gustativi.

Solaris 2018

Luminoso, brilla nel calice sui toni dorati del giallo. Olfatto delicato dai ricordi floreali, erbacei e balsamici. All’assaggio arriva una freschezza minerale, ricordi citrini e scorrevolezza. Esprime tensione, energia. Il volume alcolico del 14% resta ai margini ammorbidendo le sensazioni tattili sul finale. L’acidità tiene la scena donando verticalità e una gran beva.

È un vino da combattimento (tra i bianchi), preciso come una katana giapponese. Mi immagino Uma Thurman in Kill Bill che si gusta questo Solaris pulendo la sua lama dopo uno dei tanti duelli.
Mentre ripercorro mentalmente alcune scene del film il vino si è accasato e ha preso temperatura, rivela a sua volta la parentela con il Riesling ed aromi fruttati a polpa gialla di pesca e mango.
Non ho info aggiornate sulla vinificazione ma se ripercorre i criteri della 2017 ha avuto una fermentazione spontanea con lieviti indigeni, 4 mesi in botte di rovere neutra; 8 mesi in acciaio a contatto con le fecce ed infine l’imbottigliamento senza filtrazione.

Entrambi i vini hanno una stoffa pregiata da mostrare, lavorata con maestria utilizzando gli ingredienti migliori. Sono destinati a durare nel tempo. Il Souvignier l’ho trovato prontissimo ad affrontare la tavola mentre il Solaris mi fa pensare che abbia ancora tanti risvolti da scoprire nei prossimi anni.

Thomas Niedermayr, Hof Gandberg, Via Castel Palú 1, S. Michele/Appiano (BZ) – Sito web