Vitigni resistenti: parola d’ordine per il 2022 “Terroir”

A fine anno viene naturale tirare le somme e quello che risulta evidente è che sia stato un grande anno. La diffusione dei Piwi e l’arrivo sul mercato di vini di sempre maggiore qualità si è moltiplicato. Vinievitiresistenti.it registra 131 produttori e oltre 240 vini in vendita.
L’attenzione dei media e dei consumatori è sempre più alta ed anche le istituzioni e le principali organizzazioni come l’OIV vedono nelle varietà resistenti il futuro della viticoltura.

Tra gli eventi più importanti sono da ricordare le nuove varietà (italiane) uscite dalla FEM di San Michele all’Adige e il via libera alle Denominazioni. Si è aperto così un nuovo capitolo nella viticoltura italiana.
Se fino ad oggi si è puntato a far conoscere queste varietà per il loro potenziale di sostenibilità e salubrità nei vini, ora l’attenzione si è spostata sul trovare la loro migliore collocazione ed espressione nel territorio. Una zonazione necessaria a superare la fase di sperimentazione attuata in questi anni e finalizzata a rendere autoctone anche le varietà resistenti.

Prendendo le parole del Prof. Attilio Scienza, va ridefinito il concetto di “autoctono”, che non vuol più dire ‘vitigno che viene da quel luogo’, ma vuol dire ‘vitigno che in quel luogo esprime al massimo le sue potenzialità’. Un concetto facilmente spiegabile con l’esempio del Sangiovese: è una varietà di origine meridionale, non toscana, ma è solo in alcuni luoghi della toscana che il Sangiovese esprime al meglio quello che ha dentro.
La definizione di varietà autoctona deve essere estesa alla adattabilità del vitigno in un ambiente limitato dove esprime le sue caratteristiche peculiari.
La tradizione si conserva nel terroir, facendo innovazione nel vitigno e nell’interpretazione in cantina. Da qui possono nascere vini originali, naturali nel senso che si sono adattati naturalmente al territorio e che non richiedono interventi estranei. Vini con una identità e tipicità riconoscibili nel tempo.
I vitigni resistenti sono espressione del terroir, alla pari dei tradizionali.

Le distinzioni tra generi di vitis, alla base delle normative e delle preclusioni adottate sino ad oggi, diventano ormai motivazioni superficiali e quasi irrilevanti. Le ultime generazioni di reincroci contemplano una percentuale minima, di meno del 3% di sangue non vinifera e all’assaggio i vini sono praticamente indistinguibili nella loro provenienza da varietà Piwi o tradizionali. I caratteri generali sono molto simili. In Francia i Piwi sono stati registrati come vitis vinifera.
Anche quel carattere foxy presente in modo dominante negli ibridi di prima generazione, svolge ora il giusto apporto aromatico nelle Piwi a bacca rossa. Gli esteri dell’antrinalato, del cinnamato e del furaneolo che determinano quel sentore di fragola/sottobosco sono stati peraltro rilevati anche nel Pinot Nero di Borgogna.

È decaduto finalmente quell’approccio che relegava i Piwi alla marginalità territoriale ed è anzi diventata l’occasione per abbandonare il legame con il nome della varietà a beneficio del riconoscimento territoriale ben più apprezzato dal consumatore. Questo non significa creare dei “doppioni” di vini già presenti in un determinato terroir, quanto l’opportunità di offrire nuovi vini, identitari ed espressivi, o per essere fonte di progressivo affiancamento e miglioramento negli uvaggi. Su tutto c’è poi il complessivo miglioramento della sostenibilità ambientale, non dimentichiamoci l’obiettivo europeo di dimezzamento d’utilizzo di pesticidi contenuto nel Green Deal 2050.

Il conclusione, c’è di che andare fieri della crescita dei resistenti in questo 2021 e di come questi nuovi vini vengano sempre più apprezzati. La ricerca del giusto terroir è l’obiettivo ma anche la giusta interpretazione delle nuove varietà e l’adozione di tecniche di vinificazione specifiche contribuiscono a rendere l’innovazione Piwi sempre più un successo.

Più Piwi e meno pesticidi. Questo è l’Augurio per un Buon 2022.

Fonti
La principale fonte delle informazioni riportate in questo articolo è la presentazione del Prof. Attilio Scienza del 19/11/2021.
Vitigni resistenti: Arsial illustra le sue attività sperimentali
Video dell’Informatore Agrario su YouTube: I vitigni resistenti: quali opzioni per la filiera vitivinicola del Lazio