A cena con i “proibiti”

Per i veneti Clintón e Clinto fanno parte della tradizione, se ne hanno notizie già dal 1820 e da allora non si è mai smesso di coltivarli, anche perché naturalmente resistenti alle malattie e al terribile afide della fillossera. Sono ibridi produttori diretti (IPD) da incrocio di vitis.
Hanno caratteristiche ampelografiche diverse ed anche in vinificazione offrono prodotti con caratteristiche specifiche, più duri o più morbidi, secchi o dolci. Per legge dal 1931 non si possono chiamare vini, né possono essere commercializzati se non come distillati.

Il mondo degli IPD è vasto e contempla numerose altre varietà che contengono percentuali simili di vitis vinifera e di altre vitis (principalmente labrusca e riparia). Prendono i nomi di Concord, Niagara, Isabella, Uva fragola, Clintón bianco, Baco e tanti altri.
Sono i primi incroci tra vitis, nei decenni successivi si incroceranno altre varietà e si lavorerà sempre più per avere maggiore “sangue” di vitis vinifera nel genoma, fino alle attuali varietà resistenti che ne contengono oltre il 90% e che abitualmente chiamiamo PIWI.

Franco Zambon

Lo scorso venerdì ho avuto l’occasione di partecipare ad un incontro/cena dell’Associazione Clinto de Marca di Fontigo (TV) dove si sono radunati diversi produttori con i loro “succhi d’uva fermentati” nelle diverse tipologie. Come dimostratomi dal presidente Franco Zambon, la versatilità dei questi IPD consente di ottenere versioni ferme, frizzanti, spumanti, dolci e liquorose come il Sangue del Piave in cui il Clintón viene unito alla sua grappa (50/50) con l’aggiunta di zucchero.
 
La passione e la caparbietà con cui Franco Zambon porta avanti la battaglia per il riconoscimento del vino Clinto è invidiabile, così come la sua vasta biblioteca di testi ampelografici e documentazione di ogni genere.

Franco è lui stesso un ibrido, diviso a metà tra un’attività di grande distribuzione di ferramenta e produzione di strumenti per l’agricoltura e per l’altra metà appassionato e coltivatore di ibridi in diversi appezzamenti nei quali sperimenta tecniche di allevamento e vinificazione.

Possiede anche delle viti centenarie che cura amorevolmente nel giardino di casa e una collezione di bottiglie unica nel suo genere. Sono tante le etichette sugli scaffali e provenienti dai 5 continenti.

Non pensavo che dietro agli IPD vi fosse un movimento così vasto. In Lombardia è pressoché sconosciuto il Clinto, ma in Veneto è radicato ed è parte della tradizione. Per questo motivo Franco sta muovendo mari e monti per farlo riconoscere come prodotto tipico. Alla cena erano infatti presenti anche l’Assessore all’Agricoltura della Regione Veneto e un tecnico dell’ASL che ha effettuato le analisi per certificare che tutti i valori fossero nella norma, compreso il temibile alcool metilico.

Io e Franco nella sua sala di degustazione

Cenare dall’antipasto al dolce con varianti di Clintón, Clinto, Couderc, Bacò, fragolino ecc… è senza dubbio un’esperienza particolare, anche se alla lunga quegli aromi possono stancare. È però interessante il fatto che il volume alcolico sia sempre limitato sul 10-11% e che nel consumo vi sia la possibilità di allungarlo con acqua o di inzupparvi il pane. Sono bevande che generalmente hanno corpo robusto e tanto colore.
Poi con lo spiedo che avevano preparato la versione secca e tannica ci stava alla grande.

Non dimentichiamo che per anni gli IPD sono stati un nutrimento e durante la grande guerra il “vin de guerre” era considerato il miglior compagno del soldato. Il Clinto è anche utilizzato nella preparazione di molte ricette, sia salate che dolci, come ad esempio il formaggio al Clinto e le marmellate d’uva Clinto.
 
In un panorama variegato di vini, e soprattutto al fine di rendere tipica questa produzione, mi trovo assolutamente favorevole affinché venga consentita la produzione di vino e diventi tipicità veneta. Ovviamente con tutte le garanzie di salubrità necessarie.
 
Vi invito a scoprire il Clinto perché offre molto di più di quello che (per pregiudizio) si potrebbe pensare.  

Per approfondire l’argomento consiglio il bel libro “Vini proibiti” di Michele Borgo e Angelo Costacurta (edizioni Kellerman) e il film Vitis Prohibita di Stéphan Balay che si può trovare in DVD. Per entrare in contatto con Franco Zambon potete scrivere a  clintodemarca@gmail.com