L’Homo Sapiens è un ibrido interspecifico
Collage di appunti e spunti
“L’Homo Sapiens è un ibrido interspecifico”. Quando ho sentito il Prof. Raffaele Testolin fare questa esclamazione, in concomitanza ai discorsi sui vitigni ibridi, ho pensato che fosse un bellissimo modo per far capire che anche nella vitis l’evoluzione attraverso l’incrocio porta al miglioramento del genere.
L’occasione d’ascolto è stato il recente evento di inaugurazione del VCR-Research Center seguito a distanza attraverso il webinar intitolato “Verso una nuova viticoltura: il ruolo della genetica nel vivaismo”, realizzato in collaborazione con Edagricole e moderato dal giornalista Lorenzo Tosi.
All’evento hanno partecipato molti dei protagonisti del mondo del vino e del miglioramento genetico della vite. Dai Professori Attilio Scienza, Michele Morgante, Raffaele Testolin ai Dottori Riccardo Velasco, Riccardo Cottarella e Riccardo Ricci Curbastro.
Dal dibattito è emersa con chiarezza un’idea comune che vede nell’innovazione scientifica in viticoltura la chiave per affrontare le sfide future di produttività e sostenibilità. Un futuro che vedrà protagoniste le varietà resistenti.
Molte delle cultivar tipiche regionali sono infatti in fase di incrocio e selezione per trarne varietà resistenti alle malattie, includendo minimo due/tre diversi geni di resistenza sia alla Peronospora che all’Oidio. Un percorso ancora lungo ma ben definito nell’intento di valorizzare le tipicità regionali.
Fino ad oggi abbiamo sentito parlare di varietà R. provenienti dalla Germania, in particolare da Friburgo, legate ad esempio al tipico vitigno Riesling, oppure provenienti da incroci realizzati in Ungheria e Repubblica Ceca con Pinot nero o altre varietà internazionali come Merlot, Cabernet e Chardonnay (incrociate e registrate in Italia).
Le nuove generazioni sono figlie delle “nostre” varietà, come ad esempio gli incroci Nermantis e Termantis derivati dal Teroldego o il Valnosia dalla Nosiola, tutte già registrate in Trentino e realizzate dalla FEM di San Michele all’Adige.
In Friuli Venezia Giulia abbiamo già da tempo disponibili il Soreli e il Fleurtai, figli del Friulano (ex Tocai), creati all’Università di Udine/IGA.
Dal CREA di Conegliano si attendono i figli resistenti degli incroci con Glera, Raboso, Sangiovese, Primitivo, Falanghina, Aglianico, Cesanese, Malvasia del Lazio, Bellone… Un programma di miglioramento genetico che riguarda tutte le varietà più importanti d’Italia.
Le cultivar del futuro (siamo all’ottava generazione) saranno praticamente indistinguibili dai nobili genitori, con un patrimonio genetico per oltre il 99% di vitis vinifera e vini NON DIVERSI dai predecessori 100% vinifera.
A tal proposito si auspica una equiparazione a “vinifera” per questi vitigni. In Francia alcune varietà resistenti sono state registrate come vinifera e autorizzate nel Bordolese…
Con i nuovi PAC 2023-2027, in fase di approvazione, i vitigni resistenti potranno entrare a far parte delle DO (denominazioni d’origine). Ad oggi le varietà R. sono consentite solo nelle IGT.
In Italia, purtroppo, le Regioni si muovono con lentezza nel dare il permesso alla coltivazione sebbene vi siano tutti i presupposti necessari. Non si capisce perchè osteggiare l’introduzione di vitigni che rispondono perfettamente ad una richiesta di sostenibilità non più procastinabile. La Francia dal canto suo procede con i suoi incroci R. dedicati ai vitigni tipici delle sue denominazioni ed ha anche autorizzato il “nostro” Soreli in tutto il paese.
Citando il Prof. Attilio Scienza, “Il futuro della viticoltura è fatto da razze meticce. – Perchè non ci scandalizziamo quando mangiamo una mela, altro oggetto mitico nella cultura occidentale, che è il risultato dell’incrocio (o ibridazione) del malus sieversii del Kazakistan con il malus sylvestris ed il malus orientalis?”
A mio avviso sarebbe ora di mettere da parte certe paure figlie del pregiudizio e basate sugli ibridi di un secolo fa e scoprire queste nuove varietà nel loro potenziale ancora sottovalutato. Sono una vera alternativa, in grado di abbassare i costi di intervento in vigna e preservare una tradizione produttiva sana fatta nel rispetto del territorio.
I vitigni R. non sostituiscono quelli tradizionali e autoctoni, possono convivere offrendo l’opportunità di risparmiare, preservare ed essere coltivati in luoghi difficilmente accessibili da mezzi meccanici per fare trattamenti o in prossimità di centri abitati a tutela della salute delle persone. Sarà poi la qualità e la capacità produttiva del singolo a far si che arrivino sul mercato vini interessanti per il consumatore. Certo è che la leva del super-bio, caratteristica peculiare dei vini da varietà R., può essere molto attrattiva e facilmente comprensibile dalle nuove generazioni attente alle tematiche ambientali. Un plus-valore da non sottovalutare.
Mentre attendiamo l’arrivo di nuove celebrità resistenti e le prime vinificazioni di Termantis, Nermantis e Valnosia, ci si può già stuzzicare il palato con alcuni vini super-bio in commercio completamente italiani, ottenuti da uve di Soreli e Fleurtai.
Dal Friuli Venezia Giulia:
– L’Azienda Agraria Universitaria A. Servadei di Udine produce l’Oro dei Patriarchi da uve Soreli e Fleurtai (purtroppo è acquistabile solo recandosi di persona alla sede di S. Osvaldo a Udine).
– Cantina Rauscedo (PN) ha il Foglia d’Oro da uve Soreli e Fleurtai (Punti vendita). Leggi Recensione.
– Forchir a Camino al Tagliamento (UD), realizza l’Èthos da uve di Fleurtai, Soreli e da tre altri resistenti figli del Sauvignon: Kretos, Nepis e Rytos – Shop online. Leggi Recensione.
– Feudi di Romans di San Canzian d‘Isonzo (GO) ha in commercio il suo Fysi da uvaggio di Soreli con Sauvignon Kretos e Rytos. Shop online. Leggi Recensione.
– Terre di Ger a Frattina di Pravisdomini (PN) realizza il Limine con Soreli e una punta di Sauvignon Kretos. Shop online. Leggi Recensione.
In Veneto, Meneguz Sara di Corbanese di Tarzo (TV), produce il Reverso (frizzante col fondo) e l’ 8 8 18, da uve di Soreli. Contatti per ordini . Leggi Recensione.
Immagine:
Johann Peter Hasenclever – Die Weinprobe (La degustazione di vini).
Wikipedia Wine in Art