In giro per cantine: Ploner, Lieselehof e Dornach

Appunti del veloce giro fatto a fine aprile in Alto Adige. Qui ho potuto conoscere tre viticoltori speciali che ben rappresentano questo territorio di grandi vini.

Il primo è Erhard Tutzer di Plonerhof, una pietra miliare del vivaismo ed uno dei primi 4 che hanno introdotto i Piwi in Italia.
Dalla sua cantina di Marlengo si domina la valle, i 5 ettari della tenuta Ploner sono coltivati per più della metà a Pinot Nero, il più nobile dei vitigni. Possiede ben 172 biotipi diversi di Pinot nero, primo in Italia e terzo in Europa. Il suo Pinot nero Exclusiv (la riserva) è ottenuta dai vigneti migliori, fa due anni di affinamento in barrique, è un’esperienza gustativa che consiglio vivamente di fare.

Nella sala di degustazione affacciata sui vigneti dove ci troviamo Erhard ci racconta con modestia tanti aneddoti della sua carriera, ci si potrebbe scrivere un libro. Dico solo che gran parte dei vigneti dell’Alto Adige portano la sua impronta di vivaista, ha fornito piante alle più rinomate aziende vitivinicole di Piemonte, Toscana e Sicilia e ha collaborato con numerosi Istituti di Ricerca tra cui Fondazione Mach, Freiburg e Laimburg.
In tutto il suo percorso i Piwi occupano solo una piccola parte sebbene il suo Solaris sia un’eccellenza pluripremiata e il suo contributo per i Piwi sia stato fondamentale.

La conversazione è andata avanti sorseggiando acqua anche perchè erano da poco passate le 11 di mattina. Un’acqua speciale però, pura, la stessa che viene usata nella storica birreria Forst che dista poche centinaia di metri dal Ploner. Poi Erhard ci dice che è il momento di assaggiare qualcosa e dopo qualche minuto torna con una bottiglia dall’etichetta verde mai vista nella quale leggo Souvigner Gris. Faccio mente locale e con aria interrogativa chiedo “e questo?”. Conosco solo il Solaris come vino Piwi di Ploner, in etichetta non c’è nemmeno il loro marchio.

Erhard sorride e ci racconta della sua partecipazione alla Confraternita del Vino Altoatesino di cui è co-fondatore. La confraternita è composta da 99 membri, non uno di più. La lista d’attesa per entrarvi e lunghissima ma per entrarvi deve uscirne uno, il numero è bloccato alle due cifre. La missione della Confraternita è quella di fare ‘cultura del vino’ nei vari ambiti. Per arricchire la loro cultura ed esserne portatori organizzano ogni anno un viaggio in una famosa zona vinicola del mondo. Non sono tutti vignaioli ma tutti sono amanti del buon vino.
Erhard coltiva insieme ai confratelli un piccolo appezzamento in affitto di 700mq a circa 250 m/slm sopra Laimburg. Questo piccolo vigneto è di Souvignier Gris e non è mai stato trattato con niente. Ne vengono vinificate solo 100 bottiglie destinate alla Confraternita. Una di questa è ora aperta davanti a me e io sono emozionato come un bambino al quale hanno appena fatto una bella sorpresa.

Sarà stata la premessa ad avermi bendisposto all’assaggio ma è stato come assaggiare qualcosa di veramente buono ed unico. Un concentrato di natura che la fermentazione ha trasformato in bevanda per pochi eletti. Ne ricordo gli aromi di mela croccante, litchi, pesca bianca ed erbe di montagna che davano espressione ad un sorso verticale, fresco ed armonico. Non poteva esserci vino migliore a coronare questa visita.
Erhard non è stato così generoso solo con noi, e lo sanno i fortunati che il giorno seguente sono passati a Palazzo Roccabruna di Trento e hanno avuto la possibilità di assaggiare lo stesso Souvignier Gris.
Mi faccio portavoce di tutti per ringraziare Erhard che senza fini commerciali ci ha dato la possibilità di degustare una vera perla enologica.


Il viaggio è continuato con una breve sosta a Cermes al ristorante Miil del Kränzelhof, altro produttore Piwi della zona e famoso per i suoi 7 giardini e le esposizioni d’arte. Dopo esserci rifocillati ci siamo diretti al secondo appuntamento della giornata, quello con Werner Morandell di Lieselehof.
Ci siamo arrivati percorrendo un tipica e stretta stradina montana dove incrociare un’altra auto in senso opposto diventa un problema. Una volta raggiunta la tenuta ed appena scesi dall’auto siamo stati avvolti dai profumi del grande glicine fiorito e dalle tante erbe che crescono tra i filari che si estendono sul pendio intorno alla proprietà.

A fianco della cantina c’è anche il museo delle viti di Werner che è diventato un luogo pubblico per la sua importanza.
Werner è un omone grande e grosso che potrebbe indurre timore ma poi appena sorride e ci entri in confidenza si dimostra una persona affabile e generosa.

Anche Werner è tra quei quattro capostipiti della viticoltura PIWI in Italia ed è probabilmente quello che più ha saputo farne conoscere la qualità dei vini attraverso il suo Vino del Passo. Un Solaris ottenuto da uve coltivate nei pressi del Passo della Mendola a 1250m di altitudine e con una resa bassissima. A lui fanno capo numerose collaborazioni con Friburgo, Fondazione Mach e battaglie per rendere queste varietà ammesse alla coltivazione. È grazie a Werner e ad altri undici soci la nascita di Piwi Sudtirol nel 2003 e la successiva nascita di Piwi Trentino attraverso l’aiuto dato a Nicola del Monte di Filanda de Boron. Ha viaggiato in lungo e in largo per approfondire le sue conoscenza e sperimentare nuove varietà, prova ne è anche il libro sui Piwi che ha scritto.

Il Lieselehof rappresenta pienamente quella che è un’azienda a conduzione famigliare. I figli di Werner e Claire sono il futuro di questa cantina. Julian e Maximilian sono infatti il nuovo volto della cantina che attraverso gli studi di marketing e le esperienze lavorative di Julian si esprime nello spumante che tanto aveva suscitato la mia curiosità.

Quel metodo classico la cui bottiglia è rivestita da punte dorate. Vista da vicino, nella sua cassetta di legno che ne riporta il numero di bottiglia figura come un gioiello, risponde pienamente al concetto di esclusività e valore che è alla base di questo prodotto pensato proprio per un target “alto”.

La visita è stata focalizzata sulla sua esperienza con il Bronner e così Werner si è inoltrato in cantina tra le botti per poi tornare con due Bronner “Julian“ del 2014 e 2019. Wow, è stato un gran privilegio assaggiare un Bronner così evoluto e trovarlo in forma smagliante. E pensare che tanti stanno uscendo con le loro prime annate… Qui stiamo guardando nel calice qualcosa che penso sia unico in Italia. L’evoluzione ha conferito al vino dei sentori eterei con ricordi di idrocarburi che lo avvicinano ai Riesling pregiati. È però rimasto vivo e verticale tanto da farci pensare che la sua storia sarà ancora molto lunga.


Il giorno seguente abbiamo fatto la terza visita alla tenuta Dornach di Karoline e Patrick Uccelli. La nuova terrazza del vino è uno spettacolo, si domina la valle e in una giornata così bella staresti ore a sorseggiare i suoi vini mentre guardi la valle e le montagne di fronte. Patrick è quello che si può definire un viticoltore di nuova generazione sebbene abbia oltre vent’anni d’esperienza. A Dornach si respira una sensibilità molto forte verso la sostenibilità e la ricerca di un’armonia tra lavoro e ambiente. Un modello agricolo in cui biodinamica e varietà resistenti contribuiscono alla produzione di ottimi vini.

Nella terrazza ogni tanto comparivano i loro figli ancora piccoli, mi ha fatto troppo ridere veder portare una capretta al guinzaglio, che bello! non come i consueti cani che vedo a Milano. I loro pargoli hanno anche la fortuna che i loro genitori gli hanno dedicato i nomi delle nuove etichette dei vini, corrispondenti alle tre linee che producono.

La visita da Patrick era stata decisa solo qualche ora prima ed è stato davvero gentile e disponibile a dedicarci del tempo. S’é parlato di Piwi ovviamente, ma anche di musica e di altre cose che per vicinanza anagrafica fanno parte del nostro background. C’è una bella atmosfera qui, se siete in zona Salorno fateci un salto. In futuro hanno in progetto l’ampliamento dell’ospitalità ma non voglio spoilerare nulla, andate a trovarli e fatevi raccontare.

Si è fatta l’ora di pranzo, dove andiamo? Patrick ci indirizza più in alto dove godere di un panorama fantastico e dove ho mangiato i migliori canederli di sempre al Fichtenhof in località Cauria, TOP.

Gli incontri erano finalizzati ad interviste specifiche sulle varietà, ma più che le singole esperienze di coltivazione di cui avrete disponibilità in un altro mezzo di comunicazione, volevo ricordare alcuni momenti e le belle persone conosciute.