Krejos e Miros, Bio.Weingut Sanin

Ecco i vini del Bio.Weingut di Othmar Sanin, uno dei primi viticoltori Piwi dell’Alto Adige. Si trova a Magré sulla Strada del Vino (BZ). La sua produzione è particolarmente interessante sia per l’alto rispetto della natura che per i vini e i derivati che trae dalle uve. È l’unico a realizzare un OPC dalle vinacce e vinaccioli Piwi (hanno importanti proprietà antiossidanti e protettive dei vasi sanguigni) ed un paté di foglie d’uva con olio d’oliva biologico, erbe aromatiche e spezie.
Sono due i vini prodotti, entrambi da varietà resistenti a bacca rossa.

Krejos 2018, Bio.Weingut Sanin

Rosso scarico, cerasuolo con riflessi aranciati. Profumi deliziosi di rosa canina e piccoli frutti rossi.
L’assaggio è ricco di aromi fruttati, freschi e croccanti, nel retrogusto trovo anche sentori agrumati d’arancia rossa e melograno. Ha gran corpo per essere un rosé, fresco d’acidità al punto giusto e con una lunghezza da vino rosso. Il tannino è gentile, l’espressione minerale mi trasporta in montagna mentre mi lascio cullare nella lunga persistenza aromatica.

È un vino in cui si percepisce che i vigneti da cui provengono le uve si sono adattati ed integrati armoniosamente nel territorio, hanno oltre 20 anni, sono coltivati in biologico/biodinamico su terreno calcareo-franco-sabbioso con presenza di dolomia della Mendola e minerali calcarei.

In vinificazione le uve fermentano spontaneamente ed il vino affina sulle fecce nobili per alcuni mesi.
Krejos mostra maturità e piacevolezza, è fresco come un rosato e strutturato come un rosso. Il volume alcolico del 13.5%, scalda e consiglia l’abbinamento a piatti succulenti o ad aperitivi con salumi e formaggi tipici della regione.
Mi piace per l’unicità che trasmette e per il fatto che smentisce il luogo comune che vuole i vini rosé consumati nell’annata d’uscita. L’evoluzione del Krejos si guadagna un grande apprezzamento.

2022

Miros 2015, Bio.Weingut Sanin

Colore compatto, rubino intenso. Olfatto pulito e complesso, ciliegie sotto spirito, more, erbe aromatiche, balsamiche, sottobosco. Speziatura che ricorda il chiodo di garofano.

L’assaggio porta sensazioni di freschezza. Si confermano gli aromi e la complessità nel retrogusto. C’è qualcosa di vinoso, fragrante. È l’aspetto balsamico che gli dona personalità nel retrogusto. Rimane un bel succo fruttato nel finale. Il tannino è sottile ed il volume alcolico del 13%.

Come il precedente vino riesce a comunicare naturalità e territorialità. L’affinamento in botte grande lo arrotonda e lo rende più ‘calmo’ di quello che mi aspettavo. È un vino evoluto che mantiene vitalità ed energia. Come rosso lo vedo particolarmente indicato nell’accompagnamento a primi piatti o a carni bianche saporite e speziate.

Krejos e Miros sono due vini che riescono a raccontare bene la filosofia produttiva di Othmar, volta a far esprimere le uve nella miglior condizione possibile. Anche la vinificazione assume un ruolo armonico nel far arrivare in bottiglia qualcosa di speciale ed unico. La tappatura in vetro chiude il cerchio nell’obiettivo di conservare aromi autentici.
Mi ha particolarmente colpito il Krejos, un rosé fuori dagli schemi che parla con la voce grossa ma poi ti abbraccia con calore.