PIWIPEOPLE: Daniele Piccinin

Intervista a Daniele Piccinin, titolare della cantina Le Carline e presidente di PIWI Veneto.

Ciao Daniele, sei pronto a svelare tutti i segreti del mondo Piwi?. Scherzo, mi basta sapere alcune cose, la prima è: quale è stata la miccia che ti ha fatto avvicinare ai Piwi e in che anno è successo?
Allora, il primo contatto con i PIWI lo abbiamo avuto per una nostra idea di andare OLTRE IL BIOLOGICO, dopo oltre 30anni di Bio nel 2014 abbiamo iniziato con la Regione del Veneto uno studio di fattibilità sulla possibilità di piantare i PIWI nel Lison Pramaggiore e ci siamo resi disponibili per l’impianto in un nostro appezzamento di un campo sperimentale per confrontare tutte le varietà PIWI presenti in quel momento sul mercato.
 
Nella tua zona ci sono varietà “intoccabili” con un forte legame territoriale, come è stato all’inizio proporre dei nuovi vini ottenuti da vitigni perlopiù sconosciuti?
Nel Lison Pramaggiore sicuramente i vitigni autoctoni sono Lison (Tocai), Verduzzo e Refosco dal Peduncolo Rosso, purtroppo non molto riconosciuti a livello internazionale quindi la possibilità di introdurre nuovi vitigni che hanno un minor impatto ambientale e che sono più salubri per il consumatore è stata molto interessante. Avere dei nuovi vitigni da raccontare e promuovere è stato sicuramente un po’ difficile all’inizio ma ci ha dato la possibilità di raccontare un progetto in cui abbiamo creduto fortemente attraverso i nostri vini  e la nostra esperienza.
 
Le Carline ha impiantato 31 tipi di Piwi, mi racconti quali obiettivi vi siete posti nello sperimentare così tante varietà?
La possibilità di sperimentare così tante varietà, data dalla collaborazione con la Regione Veneto, ci ha permesso di verificare quali fossero quelle più performanti sotto il profilo agronomico e quali sotto il profilo enologico.
 
Per quella che è la vostra esperienza, in relazione al fatto che avete anche vitigni tradizionali, quali differenze sostanziali di allevamento e di vinificazione hanno i Piwi aldilà della riduzione dei trattamenti fitosanitari?
Parlando di PIWI, così come nei vitigni “normali”, non è possibile generalizzare poichè ci sono molte diversità tra le diverse varietà ma in linea di massima sono molto simili alle varietà europee.
 
La vostra linea di vini Resiliens è composta da un bianco, un rosso, uno spumante dolce e un altro bianco da Sauvignon Nepis in purezza. Lo spumante in particolare mi ha colpito perchè è un prodotto unico nel suo genere, ottiene sempre un grande riconoscimento dai consumatori e dalle giurie. Quando lo assaggio non penso al dolce, mi godo i suoi aromi e l’armonia che trasmette. Mi racconti qualche antefatto su questo prodotto?
La nostra linea Resiliens è nata dopo i primi anni di sperimentazione viticola con i due blend bianco e rosso, questo per permetterci di testare il taglio di diverse uve, in modo da utilizzare le varietà messe a dimora nel nostro campo sperimentale. Dopo alcuni anni di sperimentazione abbiamo deciso di provare a creare un vino che mancava nella nostra gamma, uno spumante dolce e abbiamo trovato nelle varietà resistenti più aromatiche come Muscaris e Aromera la possibilità di creare uno spumante dolce che bilanciasse la sua dolcezza con l’acidità e la freschezza. Ne è nato un prodotto ottimo per le feste, che si abbina meravigliosamente a quelli che sono i simboli tradizionali del Natale come Pandoro e Panettone ma anche alla colomba Pasquale e ai lievitati. Grazie anche alla lettura che ne hanno fatto i sommelier con cui abbiamo avuto il piacere di degustarlo, abbiamo scoperto la sua versatilità anche in abbinamenti salati.
 
Tra le tante varietà che stai testando quali secondo te hanno delle grandi chance per diventare vini e allo stesso tempo si sono adattate meglio al tuo terroir?
Essendo il nostro vigneto di PIWI situato in un terreno pianeggiante ma molto ricco di caranto, quindi argilla e calcare, le varietà che attualmente si sono dimostrate più interessanti sono il Sauvignon Nepis, il Souvignier Gris, l’Aromera, il Muscaris ed il Prior.
La nostra sperimentazione però non si è ancora fermata e stiamo testando alcune nuove varietà e il loro adattamento al nostro terreno.

Sarai tra quelli che proveranno anche i nuovi incroci derivanti dal miglioramento genetico della Glera?
Sappiamo che alcuni vivaisti ci stanno lavorando ma per ora non abbiamo sufficienti informazioni per poter iniziare questa sperimentazione.
 
A Venezia siete stati premiati come azienda che in Veneto si è distinta per Etica, Sostenibilità e Innovazione. Un bel successo. Come avete vissuto il premio e adesso a cosa mirate?
Il premio Wine in Venice ci ha riempiti di orgoglio poiché è il risultato di anni di impegno in questi tre macrosettori ETICA, SOSTENIBILITA’ e INNOVAZIONE. La nostra storia ci ha visti pionieri nel settore del biologico, già  alla fine degli anni 80, ed è poi continuata con le sperimentazioni nel campo dei vini senza solfiti aggiunti, sempre alla ricerca di qualcosa che fosse quanto più possibile verso il consumo di un prodotto di qualità, salubre e rispondente alle richieste dei consumatori più attenti. Negli anni poi, grazie anche al progetto PIWI, abbiamo trovato un modo per andare OLTRE IL BIOLOGICO  e produrre vini sempre più sostenibili e attenti all’ambiente e innovativi. Nel frattempo abbiamo monitorato il nostro “impatto” sull’ambiente che ci circonda grazie anche al progetto Winezero di misurazione dell’impronta carbonica e al progetto PRO.S.E.C.CO. del quale siamo partner. Non da ultimo, abbiamo sempre cercato di inserire la nostra attività anche nel territorio in cui viviamo mettendo a disposizione le nostre capacità e competenze per dei progetti sociali come la collaborazione con la Cooperativa Alba e il Progetto Social Agrinet in collaborazione con Cooperativa Alternativa Ambiente. È stata una bella soddisfazione inoltre che questo riconoscimento sia giunto nell’anno in cui siamo stati certificati per la prima volta Equalitas, certificazione che attesta secondo un rigido protocollo, la rispondenza dell’impegno in questi 3 pilastri ovvero SOSTENIBILITA’ ETICA, AMBIENTALE ed ECONOMICA.
 
Come presidente del gruppo regionale Veneto di Piwi International rappresenti un gran numero di associati che sono in continua crescita. Come vedi svilupparsi i Piwi nella tua regione?
Sempre più aziende stanno seguendo il nostro percorso e vedono in queste varietà la possibilità di migliorare l’impatto ambientale della viticoltura nel territorio. Il numero di soci aderenti all’associazione è in costante crescita, così come gli ettari attualmente piantumati, estensione che si aggira attorno ai 500 ha in Veneto.
 
Pensi che si riesca a tenere la barra dritta sui valori di sostenibilità e qualità/valore commerciale dei vini nel momento in cui saranno sempre più diffuse le varietà Piwi?
La qualità di questi vini non è influenzata da una loro maggiore diffusione nel territorio ma dalle attente scelte agronomiche ed enologiche che ogni azienda fa con i suoi prodotti, cosa che succede già anche con i vitigni tradizionali. 
 
C’è o si avvicina il rischio che i Piwi diventino uno strumento commerciale da usare esclusivamente per spendere meno possibile in vigna/cantina e vendere al prezzo più competitivo?. Più che altro vorrei capire quali sensazioni hai tu e come si potrebbe gestire questo tipo di situazione.
Per ora le aziende che si sono avvicinate a questo mondo, lo hanno fatto con l’intento di produrre prodotti di gran qualità e più salubri e sostenibili, con un gran dispendio di energie in ricerca e sperimentazione che ha fatto sì che i vini non siano prodotti inferiori e quindi più economici. Motivo per cui il mercato dovrebbe essere disposto ad una valorizzazione maggiore per un prodotto più sostenibile oltre che di gran qualità.

La nascita di un gruppo Italiano in rappresentanza degli associati a Piwi International è la possibile soluzione a diverse storture che impediscono una più lineare diffusione dei Piwi in tutto il territorio nazionale. Cosa si può fare per far aprire altre regioni ai Piwi e far autorizzare alla sperimentazione nuove varietà?
Sin dalla mia elezione come presidente di PIWI Veneto, mi sono adoperato perché aumenti sensibilmente la riconoscibilità di questi vitigni nel territorio regionale e nel mercato. Da molto tempo inoltre sto collaborando attivamente con il presidente di PIWI International Alexander Morandell per la nascita di PIWI Italia, che non sarà soltanto un’unica grande famiglia volta a proporre i PIWI a consumatori e produttori, ma sarà anche uno strumento utile a regolamentare il corretto utilizzo di marchi e strategie di comunicazione. Stiamo strutturando anche a livello legale lo statuto dell’associazione in modo da tutelare i prodotti e i produttori.
 
Cosa ne pensi dei Piwi nelle D.O.?, hai qualche progetto?
Il Comitato Viticolo Nazionale ha aperto all’inserimento delle varietà PIWI nei disciplinari D.O. come complementari ma la strada è ancora molto lunga poiché sarà necessario che i consorzi di tutela autorizzino l’inserimento di queste varietà nei loro disciplinari di produzione. In Francia invece, notizia di questi giorni, è stata autorizzata la sperimentazione del Voltis (varietà PIWI) nel disciplinare di produzione dello Champagne A.O.C. Speriamo che questo serva da esempio anche per l’Italia.
 
Parliamo di gusti. Quali sono le varietà Piwi che nei vini apprezzi maggiormente?, a parte i tuoi c’è qualche altro vino Piwi che ti piace particolarmente?
Ultimamente ho avuto l’occasione di assaggiare diversi vini PIWI ed ho trovato nel Souvignier Gris una grande potenzialità, anche se prodotto a diverse altitudini, con diversi terreni e stili di vinificazione dà vita sempre a vini di ottima qualità. Ci sono sicuramente più vini bianchi attualmente nel mercato ma alcune varietà di uve a bacca rossa si stanno facendo notare per la loro qualità.
 
Voi siete un’azienda familiare, quando si tratta di decidere un nuovo vino, una nuova varietà da provare o come comunicare quel vino, lo fate discutendone tutti insieme oppure ognuno ha un ruolo preciso?
La nostra azienda familiare è fatta di persone non di ruoli e questo è il motivo per cui ogni scelta, dal vigneto alla cantina fino alla comunicazione, viene valutata e decisa insieme. La possibilità di poterci confrontare tra diverse generazioni, ci offre sempre diversi spunti di lettura dello stesso argomento e questo è sicuramente un valore aggiunto.
 
L’anno scorso avete lanciato il Sauvignon Nepis, un inno all’estate che ho particolarmente apprezzato. Avete in uscita un nuovo Piwi quest’anno?
Abbiamo intrapreso la strada delle monovarietà e stiamo ultimando una sperimentazione di diversi tipi di affinamento per un monovarietale a bacca rossa utilizzando legno, cemento ed anfora, saremo pronti per la fine dell’anno per valutare quale sia l’espressione migliore.
 
Ultima domanda, una consuetudine. Vinievitiresistenti.it  come ti sembra come mezzo informativo sui PIWI?
Sicuramente il tuo lavoro e la tua preparazione sono senza eguali in questo campo e quindi il tuo ruolo è di spicco nel mondo dei PIWI.

Grazie della bella intervista Daniele, ci vediamo presto.