PIWIPEOPLE: Settimo Pizzolato
Intervista a Settimo Pizzolato, titolare della cantina La Cantina Pizzolato di Villorba (TV)
Sig. Pizzolato quando è iniziata la sua sperimentazione con le varietà resistenti e perché le ha scelte?Ancora nella fase sperimentale, il nostro progetto PIWI è partito nel corso del 2017 rappresentando, a oggi, l’aspetto di ricerca e sviluppo che ci sta dando ottime soddisfazioni nei vigneti.
Inizialmente, ci siamo affacciati al mondo Piwi con due approcci distinti: da una parte la realizzazione di un vigneto nel quale sono state impiantate molte varietà PIWI ammesse nel disciplinare Veneto, dall’altra con l’impianto monovarietale di singoli vitigni PIWI selezionati dopo una lunga ricerca per identificare quale vitigno si adattasse meglio al terroir della zona Piave. Nei primi mesi del 2017 sono state quindi piantate 15.200 nuove barbatelle in poco più di 4 ettari.
All’inizio del nostro percorso, le produzioni, seppur ancora limitate, sono state particolarmente interessanti e promettenti sia da un punto di vista agronomico che enologico.
Bronner, Merlot Khorus, Cabernet Cortis, Souvignier Gris, Johanniter, Prior si sono dimostrate le varietà più promettenti con le quali abbiamo deciso di comporre i nostri vini Piwi da vitigni resistenti.
Per questi progetti abbiamo deciso di osservare sia vitigni creati dall’Università di Udine, che quelli prodotti all’estero, in particolar modo a Friburgo. Questo per poter meglio comprendere quali fossero i vitigni che meglio si potevano esprimere nel territorio veneto e, più precisamente, nel trevigiano. La scelta di annoverare anche vitigni creati all’esterno nella nostra sperimentazione, risiede nel fatto che molti vitigni dal nome semi sconosciuto in Italia come il Bronner di Friburgo, vantavano genitori noti come Riesling, Pinot Grigio, Merzling e Saperavi, tutti vitigni in grado di stupire per le loro caratteristiche organolettiche e di dar vita a vini emozionanti.
Nel corso degli ultimi cinque anni è dimostrato che la media dei trattamenti in tali varietà varia da un 50% ad un 90% in meno.
A oggi, la produzione di vini Piwi, si consolida anche grazie alle esperienze conseguite negli anni precedenti. Il numero di ettari ad oggi dedicati alla coltivazione dei nostri vini Piwi è salito a 16.5 e i vini che ne derivano sono 5 in totale:
· “Hoopa”, frizzante con il fondo proveniente da uve Johanniter
· “Huakai”, bianco fermo da uve Bronner
· “Kontiki”, rosso fermo da Merlot Khorus, Cabernet Cortis e Prior,
· “Hurra’”, frizzante rosato con il fondo proveniente da uve Prior
· Novello Piwi, rosso fermo vinificato tramite macerazione carbonica proveniente da uve Merlot Khorus e Cabernet Cortis
I vostri 15 ha di PIWI dove si trovano e che caratteristiche pedoclimatiche caratterizzano i vostri vigneti?
Si trovano in pianura su tre terreni con una buona quantità di scheletro e una fertilità media. La piovosità annua è medio-bassa e sono dotati di impianto di irrigazione di soccorso. Il nostro terreno vitato è tipicamente di origine alluvionale e originato dal continuo modificarsi del letto del fiume Piave. Il susseguirsi di tali cambiamenti, ha consentito il deposito, nelle zone in cui il fiume scorreva, di materiale grossolano come ciottoli, ghiaia e sabbia che rendono il terreno sciolto, permeabile all’acqua, all’aria e facilmente penetrabile dalle radici, ma anche di sostanze più importanti come argille e limo negli strati superficiali, che permettono alle radici di ancorarsi al suolo, di poter effettuare gli scambi di nutrienti, ossigeno e acqua. La porzione minerale del suolo rappresentata da ciottoli e sabbia, va a trasferirsi nel vino sotto forma di sapidità, mentre le argille e il limo, presenti nel terreno, vanno ad influire sugli aromi primari e sull’acidità. Questi suoli caratterizzano, per la maggior parte, la zona di produzione della Cantina che, nello specifico, sottende al disciplinare della Prosecco DOC, della DOC Venezia e della DOC Piave.
Il cambiamento climatico e i problemi che ne derivano, in particolare la siccità, impattano sul vigneto. Come affrontate questi cambiamenti?
Il cambiamento climatico e i problemi che ne derivano, impattano un po’ sul vigneto ma affrontiamo questo problema con nuove pratiche agronomiche che consentono alla vite di sopperire in parte a questa particolare siccità.
Le varietà PIWI hanno caratteristiche che le rendono migliori rispetto alle tradizionali per affrontare i cambiamenti climatici oppure sono del tutto simili?
Le varietà PIWI vengono definite varietà UBER-BIO e hanno caratteristiche che le rendono migliori rispetto alle tradizionali per affrontare i cambiamenti climatici perché necessitano di pochissimi interventi antiparassitari, maturano meglio il legno in autunno, acquisiscono una maggior quantità di sostanze di riserva con un corredo genetico “più recente” con caratteristiche di resistenza alla siccità migliore e caratteristiche di acidità dell’uva più importanti.
Per la sua esperienza, ha maturato scelte in vigna e in cantina specifiche con i PIWI che può raccontarci?
Assecondiamo le varietà PIWI in modo tale che esprimano al massimo le loro potenzialità. Interveniamo meno nel vigneto e le lasciamo “un po’ più libere di esprimersi come da loro natura”. Cerchiamo di effettuare delle vendemmie in varie epoche di maturazione per capire come meglio possono esprimere caratteristiche diverse nei vini.
Tra le varietà PIWI che avete quale secondo lei si esprime meglio?
Quelle che si esprimono meglio al momento sono: Bronner, Johanniter, Souvignier Gris, legate quindi alla produzione di vini bianchi. Il vino bianco da uve Bronner ci ha resi orgogliosi anche ottenendo in questi ultimi anni svariate medaglie d’oro sia in concorsi di soli PIWI sia in concorsi come quello di Merano Wine Festival in cui i vini PIWI sono accostati a quelli tradizionali. Ma abbiamo molte altre varietà PIWI in osservazione che potrebbero rivelarsi molto interessanti per il futuro.
Con oltre 60000 bottiglie prodotte di vini PIWI la vostra cantina è la più importante del Veneto in ambito “resistenti”. Come è riuscito ad arrivare a questi numeri con varietà e vini pressoché sconosciuti alla maggioranza dei consumatori?
Quando abbiamo intrapreso il viaggio nel mondo dei PIWI ci siamo trovati di fronte a termini molto forti come RESISTENTI AI FUNGHI, NO OGM, INCROCI, IBRIDI, MALATTIE FUNGINE e abbiamo subito pensato che fossero termini che allontanassero il consumatore invece che avvicinarlo. Abbiamo quindi ideato il nostro viaggio in questo mondo ancora sconosciuto proprio come se lo stessimo facendo assieme al consumatore: ogni vino infatti è una tappa di un capitolo del viaggio e l’etichetta si sfoglia proprio come un libro ed è narrante.
Anche nelle tipologie di vino prodotto, abbiamo cercato di avvicinare il consumatore ad una nuova esperienza di degustazione, poiché inevitabilmente si va incontro a profumi e sapori diversi, ma accostandola comunque ad alcuni concetti di tradizione che facevano da veicolo: il novello, ad esempio, è il vino della tradizione per eccellenza e noi abbiamo scelto di produrlo con vini PIWI dal 2019 e i vini frizzanti abbiamo scelto di produrli pet-nat per poter dare al consumatore una continuità nella tradizione trevigiana dei vini col fondo, seppur avendo davanti la nuova esperienza PIWI.
I vostri vini hanno nomi esotici e un packaging esclusivo, molto colorato e “giocoso”, con l’etichetta staccabile. Quale è stata la strategia di comunicazione e il messaggio che volevate far passere al cliente?
Come detto, ognuno di questi vini rappresenta una tappa del nostro viaggio in un mondo ancora inesplorato, di cui stiamo facendo esperienza di giorno in giorno. La fase di preparazione è stata lunga e lo studio accurato che c’è stato dovrà continuare nel corso degli anni per poterci sempre migliorare. Noi lo consideriamo come l’inizio di una nuova ERA della viticoltura.
Per poter avvicinare il consumatore a questi nuovi vini green, abbiamo realizzato un buon lavoro di comunicazione e di storytelling. Il PUNTO DI PARTENZA di questo nuovo viaggio è stato il Novello, il primo vino PIWI ad essere prodotto in cantina. Nuovi gusti e nuovi profumi sì ma anche nuove forme grafiche e motivi floreali, in perfetto stile “jungle”, per tutti coloro che sono pronti ad esplorare questo nuovo pianeta PIWI, pronti per viaggiare, ricercare e comprendere i cambiamenti. Anche la nostra libellula, simbolo che da anni ci contraddistingue, è cambiata e le sue ali, dalle tinte intense e vibranti, sono ancora più resistenti!
La nostra è stata una scelta audace, coraggiosa. Nasce dall’amore per la terra che rispettiamo e da quello per la vita. Insieme continuiamo e diamo nuova linfa ad un percorso iniziato più di 40 anni fa e che ognuno di noi ha elaborato in un unico valore quotidiano, quello della sostenibilità. La vera protagonista è la natura che si autoregola e non si ferma, segue il suo corso senza l’intervento umano e dà vita alle meraviglie che ci circondano.
Ci siamo immaginati poi di approdare in un luogo nuovo e sconosciuto, fatto di colori sgargianti, suoni e profumi mai sentiti prima dove abbiamo scoperto, il secondo vino, HUAKAI, che nelle etimologie asiatiche significa proprio “viaggio”, lo spostarsi da un luogo ad un altro.
Il nostro viaggio, poi, non sarebbe lo stesso se affrontato senza il mezzo adeguato e, nel nostro caso, senza il supporto della nostra barca. È con lei che siamo partiti alla volta delle inesplorate terre oltre confine ed è lei che ci guida tra le acque dell’ignoto alla riscoperta di nuove suggestioni e idee per il futuro. KONTI-KI era la zattera usata dall’esploratore Thor, così nominata in onore del dio Inca della pioggia (Kon), ma KONTI-KI è anche e soprattutto un vino che abbiamo scoperto durante il nostro viaggio.
Ci siamo trovati in un mondo capovolto, a testa in giù dove tutto quello che avevamo visto e vissuto fino a quel momento era stato sovvertito, riscritto, innovato. Siamo arrivati molto lontano da casa, in un luogo così lontano, da essere dall’altra parte del mondo. Ed è qui che abbiamo trovato la prossima tappa, la meta: HOOPA, uno dei vini PIWI del nostro viaggio. La lingua Hupa o Hoopa appartiene alla famiglia linguistica Athabaska, parlata dal popolo Hupa, lungo la parte inferiore del fiume Trinity nel Nord-ovest della California. Il significato letterale del nome è: “lingua del popolo che abita la valle dell’Hoopa”.
Ed è proprio approdando qui che ci siamo resi conto di avercela fatta! Di aver intrapreso tempo fa un percorso nuovo con la consapevolezza che senza lo spirito trainante di ognuno di noi tutto questo non sarebbe accaduto: dalla nostra imbarcazione, scende piano piano, ad uno ad uno, l’intero equipaggio, il team, la squadra. Abbiamo preso parte a questa scoperta come se fossimo i pirati di un arrembaggio della storia: SIAMO TUTTI PARTE DELL’EQUIPAGGIO! E subito parte un urlo liberatorio: HIP HIP HURRÀ! HURRÀ è il nostro grido di libertà, è gioia e collettività. È l’esultanza alla scoperta del pianeta Piwi. Con Hurrà, il bottino d’oro si tinge di un rosa brillante. Hurrà è il vino della condivisione di un successo che appartiene a chi ha seguito la rotta senza paura.
Questa scoperta ci sprona a continuare il nostro viaggio: la via è quella giusta e armati di curiosità e desiderio di scoperta continuiamo ad esplorarla.
La vostra è una produzione Biologica, Vegan e PIWI. Vi rivolgete ad un mercato prettamente italiano o lavorate più con l’estero?
Lavoriamo prettamente con l’estero e produciamo circa 8 milioni di bottiglie biologiche certificate con un export del 93%. L’azienda si è evoluta molto nel corso degli anni diventando un punto di riferimento e brand riconosciuto soprattutto nei paesi scandinavi in cui l’attenzione al biologico, al rispetto per l’ambiente e ai prodotti con certificazioni sono molto richiesti.
Può raccontarci qualcosa sul consumatore straniero, cosa cerca e che differenza avete riscontrato rispetto a quello italiano?
Sicuramente il consumatore straniero (soprattutto in determinati mercati come quello nord europeo ma anche in quello nord americano) ha una percezione maggiore della differenza tra un prodotto Biologico e uno prodotto da agricoltura convenzionale, anche nell’ambito conoscitivo del termine biologico, ed è pertanto più propenso a pagare un prezzo leggermente più alto per avere maggiori garanzie di un prodotto di qualità e più “naturale”. Ma non si tratta solamente di una questione di prezzo: la ricerca dell’informazione, la curiosità verso nuovi prodotti è riscontrabile all’estero e nei nostri clienti, sempre pronti alla novità e al cambiamento, a mutare con i tempi. L’Italia è sicuramente un paese in cui il nostro lavoro si sviluppa e piano piano la consapevolezza e la sensibilità sui temi della sostenibilità e del bere in modo sano stanno aumentando.
Ho visto che avete una Tenuta anche in Toscana, anche lì avete varietà PIWI in sperimentazione?
No non abbiamo ad oggi in programma di sperimentare vitigni PIWI in Toscana.
Se non sbaglio lei è stato tra i fondatori di PIWI Veneto, cosa ne pensa della creazione di una PIWI Italia e cosa si aspetta?
Il 29 giugno 2021 si è tenuta l’Assemblea annuale dell’Associazione PIWI Veneto presso la nostra cantina. In tale occasione si è provveduto al rinnovo delle cariche con l’elezione del nuovo Consiglio, composto da: Sabrina Rodelli, la nostra export manager, Giampaolo Ciet, Nicola Biasi, Paolo Remini e il nuovo Presidente Daniele Piccinin, titolare dell’azienda Le Carline di Pramaggiore (VE), affiancati dai revisori Marzio Zanin, Enrico Gentili e Alessio Piazza. Tale Associazione, costituita già nel 2017 da un piccolo gruppo di produttori del bellunese, oggi è diffusa su tutto il territorio veneto, rendendo tale regione il territorio con maggior superficie vitata a vitigni resistenti e siamo davvero orgogliosi di farne parte. PIWI Veneto si collega a PIWI International raggruppando produttori, agronomi, tecnici vivaisti e appassionati interessati al mondo delle viti resistenti, con l’obiettivo di promuovere lo sviluppo di questi vitigni sul nostro territorio e per tutelare l’eccellenza dei nuovi prodotti ottenuti da queste varietà.
L’importanza qualitativa dei vini ottenuti da questi vitigni è riconosciuta, a livello internazionale, da un prestigioso concorso, l’International PIWI Wine Award, che ne valuta la qualità. Il nuovo gruppo direttivo si propone di diffondere, attraverso lo scambio di informazioni, eventi, dibattiti, conferenze e degustazioni la conoscenza di una nuova viticoltura, più naturale ed attenta al rispetto dell’ambiente e della biodiversità.
La nostra azienda nel 2019 entra a far parte di PIWI International, un gruppo di lavoro internazionale per la promozione di vitigni resistenti ai funghi. L’associazione ha l’obiettivo di sviluppare conoscenze scientifiche e pratiche nel settore dei vitigni resistenti ai funghi attraverso scambi a livello nazionale e internazionale. Secondo la filosofia dell’associazione i professionisti che lavorano con queste varietà dovrebbero essere supportati e incoraggiati così per acquisirne di nuovi. Tra l’altro, periodicamente per questo scopo, si realizzano conferenze o gruppi di lavoro regionali, che si rivolgono principalmente alla pratica della viticoltura ma anche alla consulenza, alla scienza e al confronto tra produttori. Negli ultimi anni, numerosi vitigni resistenti ai funghi si sono messi a dimora, alcuni solo su base sperimentale. Vi è una grande necessità da parte degli enologi di ottenere informazioni complete su questi vitigni. Ciò include descrizioni dettagliate delle loro proprietà, istruzioni per una vinificazione ottimale, degustazioni, formulazione di domande di marketing e informazioni per i consumatori.
A chi ancora vorrebbe i PIWI relegati alla marginalità e come opzione da utilizzare solo in condizioni particolari (vicino agli abitati, vigne di difficile lavorazione ecc…) cosa direbbe per convincerlo del contrario?
I vitigni PIWI sono una scommessa e si tratta di una scommessa molto più sostenibile rispetto a quella delle varietà tradizionali. Sono vitigni che devono trovare una loro strada e che non andranno mai a soppiantare le varietà autoctone, identificative e caratteristiche dei vari territori dove nascono, ma per un mondo dove la sostenibilità assume un ruolo sempre più centrale, rappresentano un valore aggiunto soprattutto per i mercati internazionali, sempre attenti alle novità in ottica sostenibile. Ritengo che i vitigni resistenti siano l’impronta moderna e nuova della viticoltura.
L’argomento della sostenibilità viene utilizzato praticamente da tutti come leva di marketing ma non tutti realmente la praticano. Cantina Pizzolato ha adottato qualche iniziativa specifica?
In questo particolare momento, credo che il consumatore sia sempre più attento e la scelta del suo acquisto ricada su un prodotto capace di esaudire in modo completo la migliore combinazione dei suoi “desideri”. Un prodotto “bello”, “etico” e “sostenibile” sembrano essere questi gli aspetti più ricercati.
La sfida più grande del nostro lavoro è riuscire a comunicare questi aspetti in modo equilibrato con uno degli strumenti che abbiamo a disposizione, il packaging del vino. Lavoriamo molto su progetti di economia circolare e con i nostri fornitori per poter produrre un vino sano ma anche attento all’ambiente con la sua veste. Intendiamo la sostenibilità a 360°, dalla collocazione, il rispetto del paesaggio e dell’ambiente della nostra sede al risparmio energetico e la linearizzazione delle operazioni, dal comfort e sicurezza dei lavoratori all’enoturismo e alla condivisione delle esperienze del biologico. Lavoriamo moltissimo anche nella comunicazione della sostenibilità per arrivare al consumatore con azioni concrete, reali, tangibili: dal 2017 rediamo il bilancio sociale, il nostro sito internet ha le principali pagine dedicate a questi temi e tantissime altre attenzioni. Non da poco è l’ultimo premio ottenuto: la menzione speciale al Premio Gavi sulla comunicazione della sostenibilità vinicola, scelti tra 20 cantine.
Il tema mi ha ricordato come il packaging/vetro abbia un impatto importante sulla filiera produttiva in relazione alla sostenibilità. Secondo lei come si potrebbe migliorare questo aspetto?
Il packaging è un tema molto importante per la nostra cantina e filiera produttiva. In questo ultimo anno è vero, il vetro ci ha messo a dura prova e per questo abbiamo trovato nuove opportunità. Da anni predisponiamo il vetro leggero, fino ad arrivare all’utilizzo di bottiglie con il 94% di vetro riciclato per la linea di vini “Back to Basic” e sensibilizziamo il consumatore al riuso delle bottiglie della nostra linea “M-use”. Ultima ma non ultima la novità del vino sfuso nel nostro punto vendita a Villorba.
Passiamo a qualcosa di più leggero. Che tipo di vini le piace bere a casa?
Sono molto legato tradizionalmente ai vini rossi come il Raboso, vino che considero legato ai miei valori famigliari.
Tra i PIWI c’è qualche vino che le è piaciuto particolarmente?
Nei vini PIWI amo bere il nostro vino bianco realizzato con il Bronner e il vino rosso “Kontiki”.
Il vostro Hurrà 2021 da uve Prior è stato premiato come miglior frizzante alla Rassegna FEM (ne confermo la bontà) e la Cantina Pizzolato ha ricevuto una Menzione d’Onore. Questi successi hanno poi un impatto concreto sulle vendite e in generale come giudica queste iniziative?
Il nostro “Hurrà” ha vinto la medaglia di bronzo al The Global Rosé Masters 2022; medaglia d’argento – 83 PAR points al The PIWI Wine Award International 2022; medaglia d’argento – 86 PAR Points – all’International PIWI Wine Awards 2021. Il nostro “Huakai” ad esempio ci ha riempiti di orgoglio con medaglia d’oro – 93 PAR Points – all’International PIWI Wine Awards 2021 e “Bollino rosso” al The Wine Hunter Awards Merano 2022. Sicuramente la comunicazione dei premi che vinciamo ai nostri importatori e contatti, suscitano grande interesse verso i vini che a volte non sono nel loro stesso portfolio. Questo crea sicuramente delle opportunità di vendita. Inoltre il prestigio dei premi ottenuti crea e aumenta valore alla nostra azienda biologica.
Vedendo la vostra linea di vini PIWI direi che cromaticamente manca un “orange”, cosa ne pensa dei bianchi che fanno lunghe macerazioni?
Lo pensiamo anche noi! Infatti è un progetto embrionale ancora in fase di studio ma ci piacerebbe molto sperimentarlo!
Quale è il prossimo vino che le piacerebbe o che avete in progetto di realizzare con i PIWI?
La varietà, oggetto di sperimentazione, ancora non destinata ad un prodotto finale è il Souvignier Gris. Nel corso di questi ultimi anni la cantina ha prodotto da questa varietà di uve sia vini da destinare a base spumante, sia per produrre un vino PIWI bianco tranquillo.
Nel primo caso, le uve sono state vendemmiate in leggero anticipo rispetto all’epoca di maturazione in modo tale da avere delle caratteristiche organolettiche adeguate all’obiettivo finale: acidità elevata, grado zuccherino contenuto. I vini ottenuti sono stati spumantizzati sia con metodo Martinotti (Charmat), utilizzando lieviti selezionati e una metodologia di spumantizzazione del tutto uguale a quella per gli altri vini spumanti prodotti in ambito aziendale, sia con metodo Champenoise. In questo caso la prova è in fase di affinamento in bottiglia.
Immagino che le sarà capitato di navigare sul mio sito, cosa ne pensa?
Certo, siamo molto attivi nel suo sito e lo consultiamo spesso soprattutto per captare informazioni sulle varie esperienze PIWI e per tenerci aggiornati su tutte le news che ne escono. Un sito assolutamente ben fatto e utilissimo a tutti i produttori.
Grazie davvero di questa intervista Sig. Pizzolato.