I Fior de Lot 2020

I Fior de Lot sono le due versioni, frizzante e metodo classico che completano la linea dei Bronner di Alberto Lot. Un’offerta unica che riesce a proporsi in quattro interpretazioni diverse, le altre sono un bianco fermo e un orange chiamati Filari Margherita. Insieme mostrano il grande potenziale enologico della varietà.

Fior de Lot frizzante

La versione frizzante è un non filtrato dall’aspetto velato con bollicine fini e persistenti. I profumi guardano al floreale suscitando ricordi di caprifoglio, lieviti fermentativi, fieno, miele, agrumi… L’assaggio è consistente, croccante con tratti cremosi ed una evidente nota sapida e fresca che si mantiene vivace tra le guance.

Nel retrogusto si accentuano aromi fruttati d’agrume e sentori speziati piccanti. Risulta di corpo e con una lunga persistenza aromatica. Ha carattere agricolo, sostanzioso e potente. Non è una “fighetteria” precisina e delicata ma piuttosto un bianco goloso che nel suo piglio frizzante rinvigorisce dopo una giornata di lavoro. Due crostini con baccalà alla vicentina ci starebbero alla grande.

Nella versione spumante metodo classico con sboccatura alla volée (2021), si cambia registro e si supera il livello. Il vestito cambia, brilla come le paillettes di una signora che esce per una serata importante. Spigliata ed elegantemente profumata, veste con finezza e mantiene una postura composta. Ne riconosci quella matrice naturale e il corpo sodo ma tutto è avvolto in una armonia superiore. Gli aromi si distendono e allungano con maggiore persistenza. I sentori mi ricordano l’ananas, la mela, l’agrume …qualcosa di frutta secca.

L’evoluzione sui lieviti l’ha reso particolarmente complesso ed equilibrato. La piacevolezza porta inevitabilmente alla ricerca di confronti e suscita ricordi. Forse sarò solo io ad avere questa sensazione ma mi ha riportato alla mente alcuni “champenoise con liqueur d’expedition”… sentori di cognac, spezie esotiche, marzapane. Merita decisamente sapori eleganti e decisi, una tartare di pesce spada ad esempio. 

Ho alternato l’assaggio dei due vini per poter assaporare le differenze. Un’esperienza che consiglio di fare, magari aggiungendo le versioni “ferme” dei Bronner di Alberto.

Il frizzante è immediato, ti fa sentire in campagna di fronte ad un prodotto naturale. Le sensazioni complessive sono di aromi intatti, non artefatti, un succo che diventa vino portandosi il territorio in dote. 

Nello spumante si vede la ricerca di qualcosa in più, anzi del meglio che può dare il terroir. Vince la complessità, quella che non si riesce bene a scindere in componenti specifiche che però si percepisce in una unione armonica il cui eco gustativo continua a suonare a lungo.