Siemàn, altri orizzonti

In questa degustazione ho assaggiato due vini che allargano la dimensione dei Piwi. Sono infatti composti solo in piccola parte da uve di Bronner, le altre varietà sono Garganega e Incrocio Manzoni.
A produrre questi vini Biologici sono i fratelli Marco, Daniele e Andrea Filippini dell’Azienda Siemàn (sei mani). I vigneti sono su suoli di origine calcarea con presenza di sabbia, argilla e limo nel territorio Vicentino dei Colli Berici a Villaga.

Occhio al Bianco 2021, Siemàn

Vino non filtrato che si mostra giallo paglierino leggermente velato.
Il naso indica una direzionale naturale con sentori di floreali che ricordano l’acacia, una pera matura, la resina, il miele… c’è poi una leggera nota fumé. Ha un variegato bouquet olfattivo in cui le varietà Garganega, Incrocio Manzoni e Bronner esprimono armonia.

All’assaggio c’è una spiccata vena salina che accompagna il sorso dall’inizio alla fine. Ha corpo e un buon equilibrio. L’apporto alcolico è del 12,5%.
La vinificazione contempla una fermentazione spontanea con lieviti indigeni e una breve macerazione.
Nel retronasale esce un frutto giallo maturo, penso alla mela cotogna, ed una speziatura di pepe bianco insieme a ricordi ‘sur lie’ di lieviti.

Una parte del vino affina in tini di acacia. È consistente nel palato. Il carattere ‘naturale’ si esprime in una vitalità che arriva fresca e pulita.
Chiude ancora fragrante negli aromi con una buona persistenza.

Prato Alto 2021, Siemàn

Stesse uve del precedente assaggio che però vengono macerate a lungo. L’estrazione si nota già dal colore aranciato del vino. È un ‘non filtrato. I profumi arrivano intensi ed eleganti. Miele millefiori, spezie indiane, penso allla curcuma ad esempio, poi un fruttato d’albicocca e agrumato d’arancia rossa.
L’assaggio è molto fresco, scorrevole ed equilibrato. La nota salina, che lo accomuna al precedente, viaggia insieme ad una astringenza tannica che mi chiama il cibo, qualche pezzo di Asiago fresco sarebbe perfetto.

Torna l’agrume d’arancia nel finale e nel retrogusto. La persistenza aromatica è lunga e gustosa. Arrivi alla fine e punti l’occhio al calice per vedere se ce n’è ancora.
Il Prato Alto fa una macerazione di 7 giorni con follature delicate ed affina in botti d’acacia.

La complessità è nel suo DNA, credo che ognuno possa degustare questo vino e trovarci qualche ricordo aromatico. È passato almeno un minuto dal sorso ed ora penso alle erbe aromatiche…
Il Vol. è del 11,5%, semplicemente perfetto per questo vino, continui ad aver voglia d’assaggiarlo.

Sono due vini identitari, molto diversi tra loro. Il Prato Alto mi ha conquistato e mi ha fatto mettere una tacca in più come preferenza. Mantiene pulizia e fragranza in un contesto di complessità; ottimo. Anche l’Occhio al Bianco ha il suo bel ’perchè’, specialmente se accompagnato ad una portata di pesce, lo consiglio con un’insalata di polpo con patate.
Entrambi i vini meritano l’attenzione e tutto lo spazio di una serata ciascuno.