Nuove generazioni a confronto

Il primo PIWI dell’Emilia Romagna e il vino veneto di un appassionato. Due mondi diversi e lontani che attraverso un’idea personale riescono a raccontare i rispettivi territori e la bellezza delle varietà resistenti.

Bianco della Rocca 2021, Viticoltori Alto Appennino Emiliano

Vino frizzante biologico da uve di Solaris, Bronner, Aromera ed Helios. I vigneti si trovano a 500/900 m sull’Appenino Tosco Emiliano a Rocca Corneta (BO). I suoli hanno una matrice variegata composta da argilliti calcaree, rocce arenarie e marne.

L’olfatto esce dai canoni della routine e ci fa inoltrare tra i boschi facendo riaffiorare ricordi montani che vanno dal floreale primaverile al fumo di caminetto invernale, fino alle spezie come il chiodo di garofano e il pepe nero che lascia il passo all’agrumato. Il bouquet è decisamente complesso.

L’assaggio offre una piacevole frizzantezza che associata alla salinità lo rende vibrante e minerale. Nel retronasale gli aromi si muovono su binari diversi, non perfettamente armonici ma comunque gradevoli.
Dal pompelmo alla mela per arrivare poi alla nespola e ai sentori fermentativi.
Ha una buon corpo strutturato se paragonato ad altri “pet-nat”, ed una lunga persistenza aromatica. La chiusura è leggermente amarognola, perfetta per sgrassare qualcosa di succulento e tendente al dolce.
È un vino che offre uno spaccato agricolo montano, puro. Dimenticatevi il pettine e la camicia di raso, qui c’è la trama solida del territorio in un vestito fatto per muoversi con comodità tra boschi e ruscelli.

Inkontaminato 2022, Le vigne di Ary

Colore e olfatto parlano di frutta gialla matura. È solare e caldo. Si esprime in profumi di mela e di miele con un accento speziato piccante. Inkontaminato è la creatura di Ariberto Tommaseo, figlio delle uve di Souvignier Gris e del terroir bellunese di Quero/Campo di Alano. Viene vinificato a Caprino Veronese con lieviti indigeni, non filtrato né chiarificato.

L’assaggio è pieno, rotondo, si spalma nel palato accompagnato da sapidità e morbidezze alcoliche. Il Vol. è 13,5%.
Nel retronasale si ritrova la mela e una lieve nota fumé. È robusto, con un discreto equilibrio tra morbidezze e durezze che si esprimono con una salinità che lo accompagna fino alla fine. Rimane a lungo la sensazione minerale sulla lingua e il ricordo polposo della frutta.

Da solo è impegnativo, trova una sua dimensione armonica nell’accompagnamento con il cibo. Per istinto ho messo un paio di fette di prosciutto crudo di Parma dentro una michetta (rosetta) e ne ho goduto come fosse il miglior abbinamento possibile e non il primo disponibile.
Bravo Ary, ottimo inizio. E bravo anche ad Enrico Gentili che in quanto a Souvignier Gris ha grande esperienza di vinificazione.

In entrambi i vini ci sono ottime premesse per raggiungere grandi risultati e soprattutto due progetti concreti di viticoltura sostenibile che fanno ben sperare.