Sono passate le 18 e all’enoteca personale ho stappato una bottiglia Resistente, alle malattie fungine, ai Dpcm e alle angosce. A Milano non è che proprio si respiri una bella aria quindi ho pensato che ci vuole qualcosa per cambiare il mood che aleggia sulla città. Una buona cena con un buon vino ad esempio. Ho scelto il 310 di Nove Lune che mette insieme le uve di 3 vitigni che per l’occasione paiono tre moschettieri, Solaris, Bronner e Johanniter. Insieme sono una forza aromatica unica e irresistibile. Le vigne da cui provengono le uve sono a zero trattamenti. Definire il 310 solamente un vino biologico è riduttivo, è piuttosto un Superbio.
Nel calice è splendente con riflessi dorati, emana profumi di Sambuco e di mela. All’assaggio arrivano aromi retronasali più caldi, di tostatura e di frutta a polpa gialla che vanno a mixarsi con sentori più acerbi e agrumati. La vinificazione e l’affinamento in barrique rendono questa annata 2019 dinamica e ricca di spunti aromatici. Rimane a lungo in bocca e nel finale ritorna fresco ed invitante al nuovo sorso. Per la “buona cena” ho accostato un piatto di seppie con patate e piselli. Tutta la freschezza del 310 gioca a braccio di ferro con la dolcezza di patate e piselli mentre l’aromaticità abbraccia quella delle seppie. Stasera non voglio sentire il notiziario, preferisco leggere un vino.
Workshop, Seminario e FieraBio & Piwi. Oderzo 24 ottobre 2020.
La risposta che vorrei dare alla domanda del titolo di questo evento, svoltosi qualche giorno fa, è che la sostenibilità vale quanto il nostro futuro. Si potrebbe sintetizzare che non possiamo più avere uno stile di vita basato sullo sfruttamento delle risorse a discapito della salute nostra e del pianeta. In ambito vinicolo la sostenibilità vale la salute degli operatori, di chi vive in prossimità delle vigne e della vita stessa del terreno e degli organismi viventi che lo popolano. A queste necessità ma anche alle problematiche conseguenti al cambiamento climatico e al proliferare delle malattie della vite, i vitigni resistenti (Piwi), protagonisti di questo evento, forniscono la risposta più avanzata e sostenibile.
L’organizzatore dell’evento è l’associazione Biovenezia che nell’ambito del progetto Territoribio pone l’attenzione sulla coltivazione biologica e su come si possa creare un futuro più sostenibile coinvolgendo i diversi protagonisti nella regione Veneto ma non solo. Una mission importante che in ambito vinicolo e Piwi vede una costante crescita di produttori e una sempre maggiore attenzione da parte dei consumatori.
Se poi diamo uno sguardo al futuro e al lavoro di enti di ricerca come il CREA e alle selezioni in atto tra i vivaisti si possono vedere numerose varietà Piwi che andranno a implementare l’offerta di vitigni resistenti. Essendo in Veneto, la varietà più attesa è senza dubbio la Glera (Prosecco) resistente. Sarà disponibile nel giro di qualche anno e potenzialmente potrebbe segnare una svolta epocale verso la sostenibilità.
Alexander Morandell, Lionella Genovese e Daniele Piccinin
Passiamo ora al succo della manifestazione, quella in presenza, che grazie al team di Biovenezia con il suo presidente Daniele Piccinin e alla forza inesauribile di Lionella Genovese si è potuta svolgere. C’era davvero bisogno di conoscersi e guardarsi negli occhi di persona. Per quanto veri, i rapporti digitali sono comunque un’altra cosa. Conoscere persone come Alexander Morandell è stato un grande onore, così come salutare per la prima volta produttori che avevo sentito solo per telefono o email.
Il succo, quello vero e fermentato, si è degustato nei 22 calici proposti al seminario sui Bio & Piwi. Il livello qualitativo è stato elevato e ha mostrato un panorama variegato sui Piwi Veneti e non solo. Sebbene abbia fatto fatica a sintetizzare un giudizio di ogni vino in pochi secondi e con un solo piccolo sorso di vino, posso dire che qualcuno è riuscito comunque a colpirmi al cuore come novità o a confermare quella piacevolezza che già conoscevo.
Voglio citare, in ordine di degustazione:
Reverso 2019 di Sara Meneguz – Corbanese di Tarzo (TV)
Aromera 2019 di Wineplant – Caldaro (BZ)
Resiliens 2019 de Le Carline – Pramaggiore (VE)
Solaris 2019 AVA Consorzio Viticoltori Alpago – Chies d’Alpago (BL)
A-mors 2019 bianco de Le Rive – Ponte di Piave (TV)
Planties Weiss 2019 di St Quirinus – Caldaro (BZ)
Ratio 2019 (Bronner e Johanniter) di Ceste Vini – Govone (CN)
Rukh 2018 (Bronner e Johanniter) di Nove Lune – Cenate Sopra (BG)
Rebellis 2018 (Solaris) di Giannitessari – Roncà (VR)
Souvignier Gris 2018 della Cantina Gentili – Caprino Veronese (VR)
La giornata è proseguita al banco di degustazione che si è svolto in un bel clima rilassato e con la possibilità di soffermarsi a chiacchierare con ognuno. È stato bello scoprire alcune produzioni al banco di Piwi International dove ho trovato gli amici Gabriele (enologo in Nove Lune) e Devid della cantina Alpi dell’Adamello. Di questi assaggi segnalo per piacevolezza l’Immelen 2018 da uve Solaris della cantina svedese Kullabergs.
Ho poi avuto il piacere di conoscere il Dott. Cecon e le vinificazioni dei nuovi vitigni VCR ed apprezzarne in particolare il bianco Kersus e il rosso Pinot Kors. Penso che in futuro ne usciranno grandi vini.
Dopo questi assaggi e in prossimità del ritorno a casa, ho fatto un ultimo giro da Alessandro Sala di Nove Lune per assaggiare il fresco Heh da uve Solaris e raccogliere il consiglio di una persona lì presente, di cui purtroppo non ricordo il nome, e che magari qualcuno mi suggerirà in seguito. Una nota di colore in chiusura di questo articolo. Il consiglio riguardava il tasso alcolemico (che mi portava a rifiutare altri assaggi) e l’assunzione di due bicchieri d’acqua prima di mettersi alla guida che ne avrebbero abbassato drasticamente il livello, tanto da non renderlo rilevabile. A me sembrava una teoria bislacca comunque prima di uscire me li son bevuti con gusto quei due calici d’acqua e mi son mangiato anche quei crackers che avevo in auto… (nessun problema nel tragitto).
Mi dispiace non aver avuto più tempo a disposizione per soffermarmi con ognuno, mi ci sarebbero voluti tre giorni almeno. Questa manifestazione ha dato visibilità al lavoro di molti ed è un importante passo per un riconoscimento sempre più allargato dei vitigni e dei vini Piwi. Un appuntamento che spero sia solo il primo di una lunga serie nella bella location della cantina sociale di Oderzo, Opitergium.
In lingua Indi vuol dire “in piedi” ma dubito che Alessandro Sala della Cantina Nove Lune pensasse a questo. Poi ho aperto il vino e sono stato catapultato in un’altra realtà. Ero io a stare “in piedi”, nella piazza del paese, e con la folla vociante dei concittadini trepidanti. “Fate spazio, allargatevi, arriva la banda” urlava il messo comunale. Sono in tanti a suonare. Li sento da lontano, Grancassa e Trombone, una marcia sinfonica. È la banda degli Aromi con i loro frutti canditi che arrivano subito alle narici. All’ingresso del paese posso vedere i più giovani nelle prime file e sentire le note floreali e agrumate. Seguono composti gli sciroppati, di albicocca e pesca gialla che dettano il ritmo. Eccoli arrivati al centro del paese tra gli applausi, in fila e ordinati, nelle loro eleganti divise arancioni. È una festa, scoppia un petardo, lo scompiglio è nel calice, arrivano note speziate e ricordi di pietra focaia. Si riprende la sfilata, inizia l’assaggio. Li guardo avanzare con gran portamento, ora seri sulle note armoniche retronasali di resine e miele. Le majorettes mi solleticano le guance con i loro pon-pon setosi e minerali. Gli orchestrali avanzano senza sosta, ora suonano i flauti, incantano con ricordi estivi di spiaggia, di sole e di mare. È la festa di fine agosto. Li guardo diventare piccoli mentre si allontanano. Fiori alle finestre, e profumo di festa. Il paese, come il calice, è piccolo, rifaranno un’altro giro. Gran festa a Rukh, di profumi e di aromi unici.
Per scoprire Rukh segui le indicazioni di Nove Lune, direzione Valpredina. All’incrocio dei vitigni resistenti alle malattie fungine prendi per Bronner e Johanniter. Rukh si trova esattamente a metà strada, a circa 450 m/slm nella zona dell’oasi WWF. Quando arrivi non suonare Orange wine, sarebbe riduttivo. Chiedi del bianco macerato sulle bucce, quello “in piedi”, vinificato e affinato in anfora.
Ps. Poco prima che pubblicassi il post ho scoperto che Rukh è in realtà un riferimento alla Costellazione del Cigno, “Delta Cygni” conosciuta anticamente con il nome Persiano di Rukh o Ruc. In effetti ha più senso visto il nome della cantina “Nove Lune”. Ora potrei immaginarmi in un viaggio interstellare nella costellazione di Rukh …ma ve lo racconto alla prossima bottiglia 🤣
2020
Nove Lune, Via Valpredina 5, Cenate Sopra (BG), sito web
Solitamente parlo di vini ma dopo aver assaggiato l’amaro Misma di Nove Lune voglio condividere le mie impressioni. Viene realizzato su una base di vino rosso ottenuto da uve provenienti da vitigni resistenti alle malattie fungine (PIWI) e affinato in barrique. Vengono poi messe in infusione 17 tipi di erbe aromatiche. All’assaggio mi è arrivato fragrante con profumi freschi di erbe di montagna, ho percezioni di ginger, rabarbaro, ginepro. L’ho degustato freddo con gran soddisfazione. Mi piace l’equilibrio tra acidità e morbidezza alcolica (28%).
Si sente la freschezza della materia prima. La persistenza è lunghissima, a differenza degli amari più famosi, quelli da bar per intenderci, non ti lascia la bocca impastata ma mantiene freschezza e salivazione. Bella sorpresa. Questo Misma mi ha fatto rivalutare la categoria degli amari. Mi sa che la bottiglia da 0,50 finirà presto.
Alessandro Sala, il titolare di Nove Lune, ha trovato la quadra anche per questo prodotto. Una vera chicca per chi ama i vini naturali e vuole provare qualcosa di diverso. Ottimo per concludere una cena e spostarsi sul divano a chiacchierare. Suggerisco il ghiaccio se fa molto caldo.
Nove Lune di Alessandro Sala Via Valpredina 5, Cenate Sopra (BG) sito web
“La sostenibilità ambientale o meglio lo sviluppo sostenibile, promosso dall’ONU, i cui obiettivi sono da raggiungere entro il 2030, sono oramai noti a tutti; siamo convinti che i vitigni resistenti, qualora avessero una capillare diffusione in viticoltura, sarebbero uno degli strumenti più idonei a raggiungerli.
Quello che è doveroso ed eticamente corretto per i ricercatori prima e per i viticoltori poi, è fornire prodotti sani, salubri e gustosi nel rispetto dell’ambiente”.
Gruppo di lavoro composto da Rosanna Zari, Luigi Moio, Attilio Scienza, Riccardo Velasco, Paolo Storchi, Riccardo Cotarella, Riccardo Ricci Curbastro e Michele Pasca-Raymondo, coordinati da Amedeo Alpi.
Aggiornamento contenuti
Contattami se hai informazioni utili sui vitigni resistenti o se sei un produttore che vuole segnalare i suoi vini, il servizio è gratuito.
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