18, 20, 21, 22 – 2020, Dornach

In questo articolo le note di degustazione di quattro vini della Tenuta Dornach di Patrick Uccelli. Il territorio è quello dell’Alto Adige, a Salorno (BZ).
Il maso di Patrick e Karoline, rispettivamente enologo e biologa, ha radici lontane (1200), prende il nome dalla località Dornach. Sono loro gli eredi che portano avanti una realtà agricola fondata sul rispetto della terra e della sua fertilità. Realizzano vini più naturali possibili attraverso un’agricoltura biologica e biodinamica. In questi assaggi sono protagoniste le varietà resistenti “Piwi”.

Le vigne sono situate tra i 300 e i 370 m s.l.m. su suoli misti, con presenza di calcare, argilla e porfido.
Le degustazioni sono state fatte in giorni diversi. Per introdurle voglio però partire dalla fine. Non sempre c’è interesse a leggere le degustazioni in quanto si prova meno interesse se non ti trovi lo stesso vino davanti. Preferisco esprimere subito un parere complessivo, poi se volete potete approfondire nel testo che segue.
Assaggiandoli ho trovato una cifra stilistica di continuità in cui si percepisce innanzitutto la naturalità/vitalità dei vini. Viene fuori l’espressione territoriale e l’armonia tra vigna e vinificazione. A distanza di chilometri, dalla città, mi arriva netta la percezione di uve sane e vinificazioni volte a preservare quel succo fermentato senza aggiungere niente che potrebbe ‘alterarli’. I volumi alcolici sono contenuti e aiutano la bevibilità lasciando spazio agli aromi. Le sensazioni verticali e montane giungono intatte. I vini di Patrick sono ‘netti’ non lasciano spazio a indecisioni, hanno carattere e tante cose da raccontare.

18 – 2020, Dornach

Il 18 ha un colore strepitoso, rosa cerasuolo. È un vino non filtrato da uve Prior, Schiava e Pinot nero, per questo risulta leggermente torbido.
Il profumo è delicato, particolare, rimanda a piccoli frutti di bosco, a note evolutive con qualcosa di sottobosco e fumé. All’assaggio ribalta la mia prima impressione, è succoso, fresco e minerale, con un frutto che nel retrogusto ricorda i lamponi e il melograno. Capisci subito che ne berresti un calice dietro l’altro. La sapidità e un tannino sottile gli donano carattere. Ha abbastanza corpo ed un volume alcolico contenuto all’11,5%.

La bocca rimane fresca e pulita dopo il sorso, rendendolo particolarmente facile da bere. Non vuol dire che è semplice, ha persistenza aromatica. Oltre al bel frutto rosso si trovano sfumature ‘boschive’, floreali e vegetali riconducibili alle varietà. Il bollino rosa in etichetta indica che è un ‘vin de soif’ ovvero un vino da sete, secondo la classificazione di Patrick Uccelli. Concordo pienamente nella definizione di ‘dissetante’, perfetto per una merenda o un aperitivo.
Il numero 18, così come gli altri vini di questa cantina, indica la sequenza produttiva di uscita dei vini Dornach.


20 – 2020, Dornach

Colore aranciato/ambrato, leggermente velato. Anche questo è un ‘non filtrato’. I profumi sono puliti, rimandano alla frutta disidratata, penso all’albicocca, a note dolci di marzapane e spezie indiane. Mi suscita l’acquolina in bocca, chiama subito l’assaggio.
È preciso, fresco, mantiene quella pulizia olfattiva anche nel retrogusto. Il tannino è composto, accompagna con eleganza il sorso. Ha una bella trama aromatica e salinità minerale che si percepisce bene nel finale. Rimane a lungo il ricordo tra le guance.
Il volume alcolico del 12% lo rende particolarmente godibile ed equilibrato.

È un macerato da uve di Souvignier Gris che conquista. Fa passaggio in tonneaux usate. L’insieme è armonico e di grande piacevolezza. Non nego che i macerati suscitino sempre la mia curiosità ed apprezzamento (quando fatti bene). Sono una tipologia di vini imprevedibili se visti da parte del degustatore. Spesso si trovano versioni con elementi scomposti, disarmonici, o con profumi eterei non proprio gradevoli. Nel macerato di Dornach tutto è nel posto giusto, non è ‘spinto’ nell’estrazione, è ‘ordinato’ con naturalezza ed attraente.
Un ottimo vino, chiama il nuovo sorso, lo vedo come aperitivo ‘alternativo’, ad accompagnare preparazioni altrettanto aromatiche o speziate.

2022

21 – 2020, Dornach

Eccoci al rosso 21, blend di Regent e Merlot. Colore compatto, rosso purpureo sull’unghia, consistente. I profumi sono vinosi, con evidenti richiami a ciliegia, frutti di bosco ed erbe aromatiche. L’assaggio ha freschezza e facilità di beva, poco tannico. Il volume alcolico è dell’11%. Mi ricorda le origini “selvatiche” della varietà Regent, con sentori di fragola e vegetali nel retrogusto. Ha una caratteristica minerale che lo accompagna nella progressione. La persistenza aromatica è lunga.

Lo interpreto come un vino artigianale, non mira alla struttura o alla complessità ma alla sincerità. Da mettere in tavola con salumi e formaggi nostrani. Ha caratteristiche che ho ritrovato in altri rossi Piwi dell’Alto Adige in cui il Regent è protagonista. Il 21 ha il contributo del Merlot che lo addolcisce e gli conferisce più equilibrio. Fa passaggio in botte grande esausta.


22 – 2020, Dornach

Colore paglierino tenue, riflessi verdognoli, cristallino. Olfatto floreale/vegetale, fine ed elegante. Ricordi di sambuco, erba sfalciata, mela golden, banana. Al palato ha bella acidità e salinità. Si inseriscono nel retrogusto note di frutta matura, penso all’ananas e speziatura di pepe bianco. La progressione è un bel salire, si espandono gli aromi con sensazioni al palato croccanti di frutta appena colta. La persistenza è lunga e molto godibile. Il volume alcolico del 12% lascia spazio alla freschezza e alla facilità di beva.

Il 22 è un blend di Solaris e Cabernet blanc. Due varietà ‘contrapposte’ come aromaticità che in questo vino vanno a braccetto regalando complessità e un bel panorama sul territorio. La tessitura del terreno ha una forte presenza di porfido. Sapidità e mineralità si fanno sentire ed apprezzare. Mi piace la ‘verticalità’ di questo vino e la sua eleganza. Ottimo il retrogusto fruttato di ananas e agrumi. Da mettere in tavola per l’aperitivo, in un giorno di festa.