La Valbelluna dei vini sostenibili

La Valbelluna mi ha incuriosito per la presenza di diversi produttori che hanno scelto di coltivare le varietà di uva resistenti alle malattie fungine (Peronospora e Oidio). Normalmente queste malattie sono contrastate con prodotti chimici (agricoltura convenzionale), oppure con rame e zolfo (in regime biologico). L’utilizzo delle varietà resistenti, anche conosciute come “PIWI”, consente una viticoltura rispettosa dell’ambiente e l’arrivo di uve integre in cantina.

Tra queste aziende vitivinicole ne ho selezionate cinque, dislocate tra Feltre e Belluno, e ne ho assaggiato i vini cercando di capire come si esprimono le vinificazioni di Solaris, Bronner, Souvignier Gris, Cabernet Cortis nel territorio bellunese. Come vitigni hanno profili aromatici diversi da quelli tradizionali che conosciamo, ed è proprio la loro diversità e interazione con il territorio a renderli interessanti.

La Valbelluna è contraddistinta da suoli composti da marne e calcari marnosi con una presenza più accentuata di selci e calcari selciferi ai piedi delle Dolomiti e in alcune zone delle Prealpi. Salendo più in quota si trovano invece le dolomie e i calcari dolomitici. Nel fondovalle la trama è più fine e ghiaiosa. Il clima è tipicamente montano con forti escursioni termiche e più mite sul fondovalle dove scorre il fiume Piave, che da nord a sud separa le Dolomiti Bellunesi dalle Prealpi. 

Partendo da Feltre, ho assaggiato due annate di Solaris della cantina De Bacco dei fratelli Marco e Cristina De Bacco. Entrambi i vini si esprimono con eleganza, piacevoli aromi floreali/fruttati e sapidità. L’annata meno recente (2019) denota un’evoluzione che aggiunge complessità e armonia generale (Leggi recensione).

Solaris 2020
Solaris 2019

Spostandosi sulle Prealpi, a Lentiai, si trova CrodaRossa e la produzione variegata di questa cantina vede protagonisti Paolo Remini, Alessandro Rigo, Martina Vergerio e Glenda Franceschin.

I due spumanti, Vinti3 e Derù, sono un extra brut da uve Souvignier Gris e un Brut da uve Solaris che fanno a gara per bevibilità. Sono prodotti con il metodo Martinotti, hanno un tempo di permanenza sui lieviti diverso e una conseguente personalità che varia in termini di complessità/fragranza (Leggi recensione). 

Vinti3
Derù

I due vini bianchi fermi sono entrambi da uve di Souvignier Gris e si chiamano Sasera. Uno viene vinificato in acciaio e mantiene grande acidità e sapidità, mentre l’altro passa in barrique e disegna un bianco dalla grande personalità (Leggi recensione). 

Sasera (acciaio)
Sasera (barrique)

A completare la linea produttiva di CrodaRossa c’è il rosso Le Sort da uve di Cabernet Cortis. Anche questo fa legno e riesce a raggiungere un livello qualitativo interessante sebbene tra i rossi da varietà resistenti vi sia ancora un gap rispetto ai tradizionali (Leggi recensione).

Le Sort

Al centro della vallata, a Borgo Valbelluna in località Zottier, si trova l’azienda agricola Poggio Pagnan condotta da Giampaolo Ciet e Alex Limana. Dei loro 4 vini ho assaggiato il Pagnan da uve di Souvignier Gris, un bianco dove finezza, eleganza  e mineralità definiscono un indirizzo preciso di produzione (Leggi recensione).

Pagnan

Sull’altro lato della vallata, ai piedi del monte Pizzocco, in località San Gregorio nelle Alpi, c’è Filippo De Martin e i suoi vini bianchi strutturati e molto espressivi. Il Via Sonora da uve Solaris (Leggi recensione) e il Case Lunghe da uve Bronner (Leggi recensione).

Via Sonora
Case Lunghe

Ai due bianchi fermi di Filippo De Martin si aggiunge la Bolla Ballerina, un rifermentato in bottiglia che fa ballare le papille gustative. È un uvaggio di Bronner e altre varietà locali (Leggi recensione).

Bolla Ballerina

Ultima tappa di questo wine-tour, rimanendo ai piedi delle Dolomiti Bellunesi, è Sospirolo. Qui c’è l’altro De Martin, Adriano, che insieme alla moglie Giulia, conduce l’Azienda Agricola. Vivo è il nome del loro Souvignier Gris che trasmette naturalità e leggerezza (Leggi recensione).

Dopo gli assaggi è impossibile non trovare dei caratteri distintivi di mineralità e finezza, che in modo più o meno evidente, riguardano tutti i vini. Per mineralità intendo un insieme di sensazioni che includono sapidità, anidride carbonica e ricordi di pietra bagnata. Come finezza mi riferisco a pulizia, eleganza e freschezza aromatica.

In tutti ho trovato vini di qualità, con sfumature di eleganza e di corpo a seconda del produttore. Anche se solo per un confronto con i vini bianchi tradizionali ne consiglio l’assaggio. È però più appagante approcciare questi vini con apertura mentale a qualcosa di nuovo e diverso dal consueto.

Cinque produttori non sono abbastanza per classificare questa zona in modo assoluto ma sono abbastanza per poter dire che nel Bellunese le varietà resistenti hanno trovato casa e stanno contribuendo alla crescita del territorio in un’ottica di sostenibilità e valorizzazione.

È solo l’inizio, le produzioni sono limitate, le vigne giovani, si sperimenta per trovare le soluzioni migliori ecc. Resta comunque la novità di poter assaggiare dei vini sani che non sono standardizzati al “gusto” collettivo e che diventano ognuno la voce di una vigna e di un produttore.

La bella base armonica che suona sul sottofondo di questi vini era già scritta ed è firmata Valbelluna.